Un tuffo tra arte e storia

Salendo in Rocca, prima di Calici

Ci siamo. Sono le notti di “Calici di stelle” e della Rocca di Carmignano, luogo unico, ricco di storie e suggestioni, che si sposa ad agosto con le stelle e i vini blasonati del territorio. Accadrà ancora una volta l’8,9 e 10 agosto 2015.

A quanti hanno l’occasione di arrivare a Carmignano qualche ora prima dell’apertura dei cancelli della Rocca, prevista per le ore 20, o magari di trascorrervi una o più delle tre giornate in cui trova spazio la manifestazione, la Pro loco consiglia di fare una passeggiata per scoprire luoghi ed opere d’arte di particolare interesse.

In piazza Vittorio Emanuele II, nel cuore del paese, ha sede il Museo della vite e del vino, che nel nostro territorio hanno radici lontanissime. Apprezzato nell’antichità dagli Etruschi e dai romani, decantato in epoca medievale da Francesco Datini, esaltato nell’età moderna da Francesco Redi, il vino di Carmignano ha reso celebre il nome del nostro paese nel mondo. Alla sua storia sono affiancate anche quelle dell’olio e dei fichi secchi, altri due eccellenti prodotti delle nostre colline, mentre una particolare attenzione è dedicata al mondo della cultura contadina e della civiltà mezzadrile.

Spostandosi dalla piazza centrale verso la parte alta del centro storico, al termine di via Modesti si incontra la pieve di San Michele Arcangelo. La chiesa originaria venne fondata insieme all’annesso convento nel 1211 da Bernardo di Quintavalle, amico fraterno e primo discepolo di San Francesco, intitolata a quest’ultimo ed edificata dove è attualmente ubicata la Cappella di San Luca. Nel 1349 fu ricostruita nel sito odierno ed ampliata in forme più solenni, mentre in epoca rinascimentale gli vennero aggiunti lo spazioso portico e l’arioso chiostro. Altre modifiche furono apportate all’interno tra Sei e Settecento. Nel 1782, successivamente alla demolizione della vecchia pieve romanica che sorgeva ai piedi del castello, divenne sede della pievania.

In seguito ai lavori di ristrutturazione eseguiti nel secondo dopoguerra, l’edificio si presenta oggi come una vasta aula a singola navata, con tre cappelle absidali e copertura a capriate lignee. Alle pareti laterali sono addossati sei grandi altari barocchi, ciascuno dei quali è sormontato da una imponente pala dipinta. Nella cantoria è collocato un prezioso organo realizzato da Giosuè Agati nel 1818, accuratamente restaurato e restituito all’antico splendore dalla ditta Tamburini di Crema nel 1989.

L’opera più importante conservata nella chiesa è senza dubbio la “Visitazione” del Pontormo, che l’artista realizzò presumibilmente tra il 1528 e il 1530. Tra novembre 2013 e febbraio 2014 la tavola è stata oggetto di uno straordinario intervento di pulitura che ne ha riportato alla luce la splendida gamma cromatica e dall’8 marzo al 20 luglio del 2014 a Firenze è stata protagonista della grande mostra che Palazzo Strozzi ha dedicato a Pontormo e a Rosso Fiorentino.

L’episodio raffigurato si riferisce ad un passo del Vangelo di Luca (I, 39-45) e descrive l’incontro tra Maria ed Elisabetta, entrambe in attesa del proprio figlio. Nell’esecuzione del dipinto, caratterizzato da una estrema eleganza formale e da una tavolozza raffinata e brillante, Pontormo si è concentrato sul senso di mistero che circonda le due prodigiose maternità, ed è riuscito a cogliere in maniera magistrale l’atmosfera di attesa e l’intima trepidazione che nelle due donne accompagna l’accettazione della volontà divina.

Dalla parte opposta della piazza, esattamente di fronte all’ingresso della pieve, sulla sommità di una maestosa scalinata si staglia la statua di “Maria Assunta” di Antonio Berti, meglio conosciuta come la “Madonna della Pace”, e questo perché nell’immediato dopoguerra il monumento fu concepito come una celebrazione della fine del secondo conflitto mondiale. La scultura venne inaugurata nel 1957 alla presenza di Giorgio La Pira.

Proprio ai piedi della scalinata è prevista una delle soste del bus-navetta diretto alla Rocca. Si tratta di un servizio comodo e gratuito che consente di giungere a destinazione in pochissimi minuti, tuttavia a chi non è impedito da motivi di salute la Pro loco rivolge l’invito di combattere la pigrizia e di salire a piedi verso l’antica fortezza. Imboccando la carreggiata di via Chiti oppure il percorso pedonale di via Borgo è possibile effettuare una rigenerante immersione nella natura e gustare pienamente il paesaggio offerto dalle colline carmignanesi, decorate dalle piante di olivo e di vite e dalle innumerevoli altre specie vegetali che abitano il nostro territorio, punteggiato peraltro da meravigliose chiese di campagna e stupende ville e case coloniche. (Barbara Prosperi)

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