Autoritratto nascosto nel Bacco

Scoperto nell'opera di Caravaggio

Che la villa medicea di Artimino, scrigno prezioso di innumerevoli opere d’arte, custodisse tra i tanti tesori appartenuti alla celebre dinastia fiorentina anche il famosissimo “Bacco” di Caravaggio, uno dei dipinti più noti e ammirati dai visitatori della Galleria degli Uffizi, è un fatto relativamente risaputo e ne abbiamo già parlato (vedi “Caravaggio ad Artimino. Quando Bacco alloggiava in villa”), tuttavia quello che probabilmente molti ancora ignorano è che all’interno della tela si nasconde un autoritratto dell’artista lombardo, segno evidente che egli considerava l’opera particolarmente importante e significativa, a tal punto da volervi imprimere la propria immagine.
Se osservato ad occhio nudo, il quadro non rivela molto più di una piccola sagoma dai contorni poco netti, celata nel vino della brocca trasparente posta nell’angolo in basso a sinistra della composizione, ma grazie all’ausilio di moderne tecniche di indagine radiodiagnostica è stato possibile individuare una figura dai particolari assai più nitidi e dettagliati. Il merito è della dottoressa Roberta Lapucci, storica dell’arte e valente restauratrice, che durante una recente campagna di analisi si è servita di una riflettografia multispettrale che ha consentito di evidenziare chiaramente un personaggio maschile dal busto eretto con un braccio che si protende in avanti. Il fatto che accanto ad esso si scorga anche un cavalletto posizionato di scorcio ha reso manifesto che si tratta del ritratto di un pittore che lavora con il pennello in mano. Un autoritratto di Caravaggio appunto, che attese alla realizzazione del “Bacco” approssimativamente tra il 1596 e il 1597, quando aveva all’incirca venticinque anni.
Eseguita su incarico del cardinale Francesco Maria del Monte e da questi inviata in dono a Ferdinando I de’ Medici, con l’andare del tempo la tela passò dalla villa di Artimino alle collezioni granducali di Firenze, per poi finire abbandonata nei depositi di via Lambertesca, dove Matteo Marangoni la rinvenne nel 1913. Già nel 1922, in occasione di una ripulitura del dipinto, lo studioso affermò di avere scorto riflessa nella brocca una piccola testa simile a quella del “Bacchino malato” della Galleria Borghese, uno degli autoritratti più conosciuti dell’artista, con un volto segnato da “grandi orbite oculari, naso a base larga e un po’ camusa, labbra carnose e semi aperte”, riconducibile alla fisionomia del pittore seicentesco, dati che adesso sono stati effettivamente confermati dal gruppo di esperti che si sono occupati delle ultime indagini. Sebbene la zona della brocca sia risultata interessata da estesi restauri, come ha rivelato l’analisi della fluorescenza ai raggi UV, sembra che questi non si siano sovrapposti completamente alla figura, ma che a nascondere l’autoritratto sia stata piuttosto una vernice coprente apposta sulle zone scure della superficie pittorica durante un vecchio intervento conservativo. (Barbara Prosperi)

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