Il diario e gli affreschi di San Lorenzo

Il Pontormo racconta se stesso

Del Pontormo, della sua vita e delle sue opere, abbiamo trattato più volte su questo portale. Abbiamo narrato le sue vicende biografiche, desunte prevalentemente dalle “Vite” del Vasari, e parlato in particolar modo della “Visitazione”, il capolavoro dell’artista che fa bella mostra di sé sul secondo altare a destra della chiesa di San Michele, raccontandone il significato, la storia, il recente restauro e le due trasferte che l’hanno visto protagonista negli ultimi anni.

Stavolta siamo tornati a scrivere del grande pittore manierista per presentarvelo attraverso le sue stesse parole, quelle appuntate rapidamente nel suo diario, scarne ed essenziali, ma che se analizzate nella giusta ottica sono in grado di rivelare i lati più intimi e riposti della personalità dell’artista, un uomo di enorme spessore culturale su cui i problemi esistenziali avevano inciso in misura pesante e profonda. Dalle sue paure, dalle sue nevrosi, dalle sue miserie e dalle sue difficoltà emerge il ritratto di un individuo di straordinaria modernità, che non a caso è stato considerato adeguatamente dalla critica d’arte a partire prevalentemente dal XX secolo, grazie anche e soprattutto al contributo della scienza psicanalitica.

Affrontare la lettura del diario pontormesco però significa non soltanto calarsi dentro l’anima del pittore, ma anche addentrarsi nella sua estrema impresa professionale, la fatica che lo impegnò per dieci anni ininterrotti e che non riuscì a terminare per il sopraggiungere della morte, improvvisa e solitaria, ovvero il ciclo di dipinti affrescati nel coro di San Lorenzo. La cappella maggiore della basilica fiorentina che per tre secoli fu la chiesa di famiglia dei Medici, che qui scelsero di riposare per l’eternità, conteneva molti dei fermenti che avevano animato la Riforma protestante, di cui proprio quest’anno, nel 2017, ricorre il cinquecentenario. E dopo quasi due secoli di critiche e di imbarazzi gli affreschi del Pontormo vennero demoliti per eliminare una testimonianza giudicata scomoda quando non addirittura pericolosa.

Non vi resta che tuffarvi nella lettura dei due articoli:

>>Il diario del Pontormo, le memorie di un artista ipocondriaco
>>Gli affreschi di San Lorenzo: il Pontormo e la Riforma protestante

Se poi non vi bastasse, ai lettori più attenti e curiosi offriamo una piccola guida ad alcuni testi e ad una pellicola cinematografica che non mancheranno di stimolarne l’interesse.

Per saperne di più:
– “Pontormo. Diario”, Milano 2005 (Abscondita);
– “Pontormo. Diario”, Firenze 2014 (Mandragora);
– Salvatore Silvano Nigro, “L’orologio di Pontormo. Invenzione di un pittore manierista”, Milano 2013 (Bompiani);
– Ludovica Sebregondi, Anna Maria Tonsani, “La tavola del Pontormo”, Firenze 2014 (Maschietto Editore);
– Massimo Firpo, “Gli affreschi di Pontormo a San Lorenzo. Eresia politica e culturale nella Firenze di Cosimo I”, Torino 1998 (Einaudi);
– Giovanni Fargo, “Pontormo. Un amore eretico”, Italia 2003 (Eagle Pictures – AB Film Distributors).

In archivio leggi anche:
>>Quella nuvola di colori che è la Visitazione
>>Vita e opere di Pontormo – parte prima
>>Vita e opere di Pontormo – parte seconda
>>La Visitazione del Pontormo – Analisi di un capolavoro”
>>Il restauro della Visitazione
>>Pontormo e Rosso, due gemelli diversi
>>La Visitazione dopo il restauro
>>Storia e fortuna della Visitazione
>>La Visitazione consegnata all’oblio
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>>La Visitazione protagonista a Palazzo Strozzi
>>A Palazzo Strozzi vanno in scena gli abbracci del Pontormo
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>>Sgarbi, la Visitazione e il Pontormo
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