Restaurato il più antico disegno di Leonardo

In mostra al museo di Vinci

Il 15 aprile, in concomitanza con la data di nascita di Leonardo, si è aperta al Museo Leonardiano di Vinci la mostra “Leonardo a Vinci. Alle origini del Genio”, una delle tante iniziative legate al cinquecentenario della morte dell’artista, tenuta a battesimo dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per l’occasione la Galleria degli Uffizi di Firenze ha concesso in prestito al museo vinciano il celebre “Paesaggio con fiume” custodito al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della pinacoteca fiorentina, che a tutt’oggi sembra ancora essere la più antica opera certa del pittore, datata 5 agosto 1473, e può inoltre essere considerato il primo paesaggio della storia dell’arte italiana.

Benchè siano state fatte varie congetture sul luogo rappresentato nel disegno, e su quello dal quale quest’ultimo è stato eseguito, pare ormai assodato che la veduta ritragga uno scorcio della Valdinievole, con ogni probabilità in prossimità del borgo di Montevettolini, nei pressi di Monsummano Terme, in provincia di Pistoia, dove sorgeva e sorge tuttora un’antica roccaforte – che non a caso è visibile nella parte sinistra della composizione – e nelle cui vicinanze si trovava e si trova ancora oggi un oratorio dedicato alla Madonna della Neve, nella cui ricorrenza Leonardo ha appunto realizzato il disegno, come precisato nella parte alta del foglio: “Dì di Sta Maria della Neve Addì 5 daghossto 1473”.

Prima di essere esposto a Vinci il disegno è stato restaurato dall’Opificio delle Pietre Dure e sottoposto ad una serie di accurate indagini scientifiche, non invasive ma condotte con le metodologie e gli strumenti più avanzati, che hanno rivelato novità e conferme circa la genesi dell’opera. Sebbene resti invariata l’ipotesi che considera il “Paesaggio” una sorta di istantanea fotografica ante litteram, è stato individuato l’utilizzo di due diversi tipi di inchiostro per l’esecuzione del disegno, il che ne presuppone quasi sicuramente una duplice stesura, una prima effettuata di getto e una seconda in cui presumibilmente l’artista a distanza di tempo ha ritoccato la veduta per aggiungere, perfezionare o idealizzare alcuni dettagli. Una delle congetture formulate in proposito è che le integrazioni, che riguardano le rocce, possano essere state inserite addirittura trent’anni più tardi, quando Leonardo era rientrato a Firenze dopo quasi un ventennio di assenza e tra le altre cose aveva appuntato la sua attenzione sullo studio della geologia e dei fossili.

La presenza di due diverse iscrizioni sui due lati del foglio (la prima, sul recto, che registra come già ricordato la data in cui il disegno è stato realizzato, e che è tracciata da destra a sinistra, e la seconda, sul verso, che recita “Io, Morando d’Antoni, sono chontento”, e che invece procede da sinistra a destra) ha confermato che il pittore era ambidestro, ovvero capace di scrivere con entrambe le mani, sia in maniera convenzionale che al contrario.

La mostra “Leonardo da Vinci. Alle origini del Genio”, partendo proprio dal “Paesaggio”, sviluppa un itinerario espositivo imperniato sulle prime vicende biografiche dell’artista, ripercorse attraverso una serie di significativi documenti prestati principalmente dall’Archivio di Stato di Firenze, tra cui il famoso registro in cui il nonno Antonio il 15 aprile del 1452 annotò la nascita del nipote. La mostra rimarrà aperta fino al 15 ottobre, ma per ragioni conservative il disegno sarà esposto soltanto fino al 26 maggio, dopodiché tornerà al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi, dove non sarà più accessibile al pubblico. (Barbara Prosperi)

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