Il ‘toscanino’ Luigi Becagli

Un partigiano mediceo a Mantova

Venticinque aprile, giorno dedicato alla festa della Liberazione e ai partigiani. Uno di loro sul Montalbano fu Luigi Becagli, detto “il toscanino”, partigiano nel paese di Riva di Suzzara, vicino Mantova.

Luigi nacque il 3 gennaio 1921 a Poggio a Caiano, all’epoca Comune di Carmignano. La sua famiglia era molto povera e numerosa, manifestò la sua insofferenza verso le ingiustizie sociali già prima del regime fascista e per questo motivo fu costretta ad emigrare in Svizzera per alcuni anni. All’epoca Becagli era un bambino e non poté frequentare la scuola oltre la terza elementare, né fare tutto quello che facevano i compagni della sua età. Respirò fin da piccolo, in casa sua, un’atmosfera di opposizione a circostanze e fatti che potevano essere considerati come soprusi e si formò in un ambiente alimentato da un profondo sentimento antifascista.

All’età di undici anni iniziò a lavorare in una vetreria a Peretola. Ci andava a piedi o in bicicletta ogni giorno da Poggio a Caiano e questi viaggi quotidiani lo abituarono al senso del sacrificio e della fatica. Poi, a diciassette anni, trovò lavoro in una filatura a Prato, lavorava con dedizione e serietà perché era abituato alla fatica fin da piccolo e considerò il nuovo impiego come una ricompensa.  Nell’ambiente della fabbrica sviluppò ulteriormente il suo sentimento antifascista.

Nel 1941 fu costretto al servizio militare: dopo un breve periodo a Mantova fu inviato in Sicilia, dove visse il caos successivo all’armistizio dell’8 settembre 1943.

L’esercito si sentiva abbandonato a se stesso e non sapeva da chi ricevere le istruzioni: Becagli tornò a casa molto disorientato ma con la certezza che non avrebbe più combattuto per l’esercito italiano.

Nel frattempo a Riva di Suzzara, nei pressi di Mantova, dove aveva fatto il servizio militare, aveva conosciuto una ragazza, Dina, con cui si era fidanzato. Andava spesso a trovarla, nonostante i viaggi non fossero semplici, e nutriva la speranza di sposarla.

I fascisti intanto iniziarono rastrellamenti ed arruolamenti forzati nei servizi della Repubblica di Salò. Becagli venne inquadrato nella RSI ma riuscì a fuggire da Cesenatico e tornò a Poggio a Caiano, dove cercò di nascondersi per non essere preso e accusato di essere un disertore. Quando il fronte si stabilì lungo la linea gotica, fu costretto a restare a Suzzara, dove si trovava la fidanzata.

Nel paese lombardo si trovò subito bene, perché gli abitanti erano profondamente antifascisti: c’era chi lavorava in montagna e chi in paese. Poco dopo si sposò con Dina da cui ebbe un figlio.

A Suzzara svolse attività partigiana di collegamento e quando i partigiani vollero sabotare le linee telefoniche e il piano fu scoperto, i partigiani decisero di entrare a Suzzara e alcuni volontari cercarono di fermare i fascisti e i tedeschi in fuga. Ci fu una battaglia che durò due giorni durante la quale persero la vita tre persone. Tra queste vi era anche Becagli, che morì il 23 aprile 1945, poco prima della liberazione, all’età di ventiquattro anni. Nonostante i tentativi della famiglia di avere la salma, Becagli restò sepolto nel cimitero di Riva di Suzzara.

L’omonimo circolo di Poggio a Caiano, inaugurato il 20 febbraio 1966, porta il suo nome a memoria di un giovane che si è impegnato per la libertà. (Valentina Cirri)

 

L’articolo è basato sulle fonti del Decennale del Circolo “Luigi Becagli” – Vita di un partigiano nel 31 anniversario della morte di Luigi Becagli, da pagina 3 a pagina 9

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