Storia e fortuna della Visitazione

di Barbara Prosperi

Tra le opere del Pontormo la Visitazione è una delle più rappresentative ed oggi è anche una della più conosciute, tanto da essere stata scelta come immagine ufficiale per la mostra che Palazzo Strozzi a Firenze nel 2014 ha dedicato all’autore e a Rosso Fiorentino. Anzi, dopo quell’evento è cresciuta in popolarità.Eppure, nonostante tutto, la “Visitazione” di Carmignano è rimasta a lungo e per molti secoli relegata nell’anonimato: più precisamente fino al 1904, quando lo storico dell’arte Carlo Gamba la notò nella pieve di San Michele Arcangelo e la rivelò al consesso degli studiosi proponendone l’attribuzione a Jacopo Carrucci da Pontorme.

L’articolo con il quale venne segnalato il prezioso ritrovamento, intitolato “Un quadro del Pontormo a Carmignano”, fu pubblicato quello stesso anno su “Rivista d’Arte” (vol. II, pp. 13-18) e costituisce tuttora una delle più complete e lucide analisi della pala eseguita dal pittore manierista.

Il silenzio del Vasari
L’oscurità che per quasi quattrocento anni ha celato il dipinto all’attenzione sia della critica che del pubblico si deve più che altro al silenzio di Giorgio Vasari, che nella pur dettagliata biografia di Pontormo (1568) ha completamente ignorato la tavola di Carmignano. Questa omissione, che si suppone del tutto intenzionale per motivi di tipo religioso o politico (o forse tutti e due), ha finito per influenzare gli storici dei secoli successivi, che facendo riferimento alle imprescindibili “Vite” vasariane ovviamente non potevano parlare di un’opera che non vi era citata.

L’unico accenno peraltro indiretto al dipinto si trova nella edizione delle “Bellezze della città di Firenze” di Francesco Bocchi (1591) commentata da Giovanni Cinelli (1677), dove quest’ultimo, trattando di un disegno preparatorio per la “Visitazione” della chiesa di San Michele visto nella collezione del senatore Andrea Pitti, scrive “…e stimo che l’originale in grande sia in una villa de’ Pinadori a Carmignano” (p. 286).

Dalla villa dei Pinadori alla pieve francescana?
E’ ancora aperta la diatriba in merito all’originaria collocazione della pala, a proposito della quale gli studiosi si dividono in due contrapposte fazioni, ovverosia tra quanti sostengono che essa sia stata collocata fin dall’inizio nella pieve francescana e quanti asseriscono invece che prima di raggiungere l’edificio ecclesiastico abbia soggiornato nella residenza privata dei Pinadori.

In ogni caso, a parte la segnalazione del Bocchi-Cinelli, né dopo la biografia del Vasari né prima dell’articolo del Gamba si trovano altri rimandi al quadro, anche se in molti hanno scritto sul Carrucci, da Vincenzo Borghini ne “Il Riposo” (1584) a Luigi Lanzi nella “Storia Pittorica dell’Italia” (1795-96), da Francesco Milizia nel “Dizionario delle Belle Arti del Disegno” (1797) ad Emanuele Repetti nel “Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana” (1833-46), da Ferdinando Ranalli nella “Storia delle Belle Arti in Italia” (1845-56) ad Agostino Lapini nel “Diario fiorentino” (1900), fino ad arrivare a Giovanni Battista Cavalcaselle e Joseph Archer Crowe nella “New History of Painting in Italy” (1864-66 in edizione inglese e 1886-1908 in edizione italiana riveduta ed ampliata con il titolo di “Storia della Pittura in Italia”).

Con la la scoperta della Visitazione si rivaluta anche il Pontormo
L’attribuzione proposta da Carlo Gamba venne accolta senza indugio dalla comunità degli storici dell’arte, e la “Visitazione” di Carmignano entrò immediatamente a far parte del catalogo pontormesco, all’interno del quale fu considerata da subito un’opera di capitale importanza.

La sensazionale scoperta servì inoltre a richiamare l’attenzione sull’attività professionale e sulla figura umana del Carrucci, che fino ad allora era stato oggetto di valutazioni prevalentemente negative, e questo principalmente a causa dei severi giudizi espressi nelle “Vite” da Giorgio Vasari, che non nutriva una grande stima nei confronti dell’artista.

L’intervento del Gamba originò così sia in Italia che all’estero la fioritura di una serie di articoli, saggi e monografie dedicati al pittore cinquecentesco. Un elenco davvero lungo.

Quello che realmente importa è che, grazie a tali studi, nel Novecento fu finalmente possibile assistere alla giusta e meritata riabilitazione di Pontormo così come di molti altri manieristi, che al suo pari erano stati considerati come il frutto di un periodo storico malato e decadente, espressione di una civiltà al tramonto che si spegneva infrangendo gli ideali di armonia ed equilibrio propri dell’età rinascimentale.

Il XX secolo si era aperto con le novità introdotte nel mondo della scienza medica da Freud e Jung, e non è un caso che proprio in questo periodo, fortemente caratterizzato dagli studi effettuati nel campo della ricerca psicanalitica, riscontrassero un crescente interesse ed un considerevole consenso sia da parte degli studiosi che dei semplici appassionati d’arte la tormentata personalità e la complessa attività del Carrucci, un autore che oggi più che mai suscita la partecipe curiosità e il sincero apprezzamento del vasto pubblico, che si sposta con entusiasmo per ammirare i suoi lavori profondamente originali ed autenticamente anticonformisti, come dimostra la straordinaria affluenza registrata lo scorso anno alla grande mostra di Palazzo Strozzi.

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