Cenere e cielo, per raccontare il lager

Protagonistie quattro donne senza nome

Debutterà venerdì 10 febbraio in sala consiliare a Carmignano alle ore 21.15 lo spettacolo “Cenere e cielo”, diretto dal regista Massimo Bonechi per la drammaturgia di Grazia Frisina in collaborazione con l’Associazione STA – Spazio Teatrale. Interamente prodotto dal Comune di Carmignano sarà replicato anche sabato 11 febbraio e domenica 12 febbraio con un’ultima data ancora da definire al Museo della Deportazione e Resistenza di Figline.
“Questo spettacolo è nato in maniera estemporanea, dopo l’incontro con la scrittrice abbiamo deciso di affidare il testo alla regia di Massimo Bonechi per portare in scena il dramma poetico di quattro donne che sono state vittime e testimoni, in quanto sopravvissute, della deportazione in un campo di concentramento” racconta Stella Spinelli, assessore alla cultura di Carmignano.
Il racconto di Grazia Frisina non è ambientata in un campo di concentramento esatto, piuttosto in un luogo non luogo che trasforma le vicende individuali delle quattro protagoniste in storia collettiva. “I miei personaggi sono senza nome – afferma la scrittrice-poeta – e sono identificati da delle lettere, che insieme formano la parola ebraica ‘ishà’ (donna), simile per assonanza alla parola ‘Shoah’, a sua volta emblematica di questo dramma”.
L’assenza del nome è un percorso che all’interno del campo di concentramento si concretizza attraverso diverse fasi, dalla separazione dalla famiglia alla selezione per il lavoro (che decretava la condanna immediata o futura) passando per la spogliazione di abiti ed averi. “Quello che racconto in questo testo – prosegue Frisina – è la perdita dell’identità messa in atto da parte del sistema ‘lager’: le mie donne raccontano storie di violenza, di femminilità distrutta e di maternità negata e vivono il dolore ed il senso di colpa per essere sopravvissute allo sterminio”.
L’interpretazione è quella che si rintraccia nel saggio “I sommersi e i salvati” di Primo Levi, in cui l’autore descrive il senso di smarrimento e di vergogna dei sopravvissuti per essere riusciti ad uscire vivi dal lager. La drammaturgia si basa su fonti letterarie e testimonianze storiche ma la sua particolarità è quella di contenere pezzi poetici, che saranno restituiti nello spettacolo attraverso la danza.
Ad interpretare le quattro donne saranno Samanta Tesi, Alba Apollonio, Veronica Marchiafava e Martina Belloni, quattro attrici non professioniste carmignanesi, pratesi e fiorentine tra i 30 e i 50 anni, selezionate dal regista Massimo Bonechi. “Dal mese di dicembre, una volta che la selezione è stata conclusa, abbiamo lavorato con le attrici sul testo per restituirlo al pubblico in una forma coinvolgente, mantenendo inalterato il racconto della deportazione e modificando la parte poetica che è stata trasformata in immagini e movimenti” spiega il regista.
La scenografia è stata pensata senza soluzione di continuità rispetto al pubblico: la scena sarà centrale e gli spettatori saranno seduti intorno creando una cornice, chiamati a partecipare al dramma perché la memoria riguarda anche noi, che non dobbiamo dimenticare le colpe del passato e preservare il valore della memoria. “Abbiamo scelto il teatro come mezzo per raccontare tante storie che è alla fine una sola – conclude Stella Spinelli – Il nostro desiderio è che questo spettacolo, partito da Carmignano, possa diventare itinerante, perché la memoria è un valore che non si esaurisce in una sola giornata, ma richiede un esercizio quotidiano”. (Valentina Cirri)

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