Francesco, Bernardo e Giovanni

I francescani a Carmignano

Nei trascorsi plurimillenari di Carmignano ci sono tre grandi figure di religiosi che hanno legato i loro nomi e – seppure in misura diversa l’uno dall’altro – la loro vita al territorio di cui ci occupiamo. Essi sono San Francesco d’Assisi, che con la sua predicazione convertì i cuori di molti abitanti dell’antico borgo, il beato Bernardo di Quintavalle, che qui fondò la primitiva comunità dei Frati Minori e il relativo complesso conventuale, e il beato Giovanni Parenti, nativo del luogo, che subentrò allo stesso Francesco nella carica di ministro generale dell’Ordine minoritico. Mentre le vicende biografiche del primo sono universalmente conosciute grazie alla sconfinata mole di libri, cicli pittorici, documentari e opere cinematografiche realizzate sia per il grande che per il piccolo schermo, gli altri due personaggi sono ancora poco noti al vasto pubblico, e per questo motivo ci apprestiamo a narrarne la storia.
Bernardo, primo discepolo di Francesco
Bernardo di Quintavalle nacque presumibilmente ad Assisi da Quintavalle di Berardello intorno al 1170, all’interno di una famiglia di condizione agiata, e si laureò in Diritto civile e canonico presso l’Università degli Studi di Bologna. Fece probabilmente parte della schiera degli amici di cui si circondava Francesco prima della sua conversione, e fu sicuramente il primo discepolo che si unì a lui nel 1208. Bernardo era attratto da tempo dalla condotta evangelica di San Francesco, e un giorno lo invitò a cena nel suo palazzo, offrendogli ospitalità anche per la notte. I due condivisero la stessa camera. Mentre il padrone di casa fingeva di dormire, l’ospite vegliò fino all’alba pregando in ginocchio ed invocando tra le lacrime il Signore. Profondamente toccato dalla devozione di Francesco, Bernardo al mattino gli rivelò l’intenzione di abbandonare lo stato secolare per seguirlo nella sua nuova vita, al che il santo gli propose di interpellare un sacerdote per capire se quella era veramente la volontà di Dio.
Si recarono dunque al vescovado e, dopo aver ascoltato la messa ed essersi raccolti in orazione, chiesero l’intervento di un presbitero. Questi prese un messale, fece il segno della croce, e dopo aver pronunciato il nome di Cristo aprì il libro per tre volte: la prima il suo sguardo cadde su un passo del “Vangelo” di Matteo: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri, e seguimi” (Mt 19,21); la seconda su uno di Luca: “Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche” (Lc 9,3); la terza nuovamente su uno di Matteo: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24). Ricevuta questa triplice conferma, Bernardo vendette i suoi beni, distribuì il ricavato ai bisognosi, dividendolo tra poveri, vedove, orfani, carceri, ospedali e monasteri, e raggiunse finalmente Francesco.
Compagno prediletto del santo, nel 1209 fu insieme lui a Roma al cospetto di Innocenzo III per l’approvazione della Regola, e viaggiò spesso al suo fianco nel corso delle loro missioni di evangelizzazione. Nel 1211 si spostò a Firenze e a Bologna, città che gli devono i loro inizi in campo francescano; nel 1213 si recò in Spagna, dove alcuni anni più tardi fu ministro provinciale; poi, dopo lunghe peregrinazioni, fece ritorno ad Assisi. Nel 1226 fu accanto a Francesco nei momenti finali della sua vita, e prima di spirare quest’ultimo gli impartì una speciale benedizione e lo raccomandò ai suoi discepoli, rivolgendo loro le toccanti parole riportate nella cosiddetta “Leggenda perugina”: “Il primo frate datomi dal Signore è stato Bernardo, che per primo abbracciò e compì la perfezione del Vangelo, distribuendo ai poveri ogni suo avere. Per questo, e per i molti suoi meriti, io sono tenuto ad amarlo più che ogni altro frate dell’Ordine. Voglio perciò e comando, per quanto sta in mio potere, che chiunque sia ministro generale, lo ami e onori come farebbe con me, e che i ministri provinciali e i frati tutti dell’Ordine lo considerino un altro me stesso”.
Bernardo concluse la sua esistenza nei pressi di Assisi, vivendo come un eremita in luoghi appartati e solitari per dedicarsi nel silenzio e nel raccoglimento alla preghiera e alla contemplazione. Come aveva predetto Francesco, fu vittima di vessazioni diaboliche e dovette affrontare durissime prove spirituali, ma si spense in maniera serena nella sua città natale in un periodo compreso tra il 1240 e il 1246. Dopo il trapasso il suo corpo si trasfigurò in maniera soprannaturale: sul suo volto comparve un’espressione serafica, la sua pelle si rivestì di un candore straordinario, le sue membra rimasero morbide e flessibili ed acquisirono una bellezza eccezionale. Dopo le esequie fu sepolto nella basilica inferiore di San Francesco ad Assisi, e durante una apparizione si mostrò con la testa incorniciata da una splendente corona di stelle. Dante lo menziona nella “Divina Commedia” nell’XI canto del “Paradiso”. La Chiesa lo venera come beato e lo commemora il 10 luglio, giorno in cui ebbe luogo il suo decesso.
Giovanni, primo ministro dopo Francesco
Benché alcuni cronisti lo citino come originario di Civita Castellana – dove esercitò la professione di giudice – o di Firenze – dove vestì l’abito francescano –, la maggior parte dei documenti indica in maniera inequivocabile che Giovanni Parenti nacque a Carmignano, approssimativamente intorno al 1180, da una famiglia altolocata che abitava dentro le mura dell’antico castello. Studiò Diritto civile e canonico all’Università degli Studi di Bologna e oltre alla Toscana frequentò per motivi di lavoro l’alto Lazio, spostandosi all’interno della regione che all’epoca veniva comunemente denominata Tuscia romana, e che oggi corrisponde in modo indicativo alla provincia di Viterbo e alla zona settentrionale di quella di Roma. Si sposò, ebbe un figlio di nome Giuseppe, perse la moglie in giovane età, e a causa di questo doloroso avvenimento iniziò a meditare sulla caducità della vita terrena, sulla vanità degli onori mondani e sulla vacuità dei beni materiali. Probabilmente si avvicinò a San Francesco nel 1211, durante il passaggio di quest’ultimo nella città di Firenze, e qui, nella perduta chiesa intitolata a San Gallo, indossò insieme al figlio la veste dei Frati Minori per mano dello stesso Francesco, dopo aver rinunciato alla carriera e agli averi.
Nel 1219 fu inviato in missione in Spagna, dove fondò numerosi conventi e ricoprì la funzione di ministro provinciale fino al 1227, anno in cui a seguito della scomparsa di San Francesco venne eletto ministro generale dell’Ordine e dovette rientrare in patria. Nel periodo del suo generalato si ampliò notevolmente il numero delle comunità minoritiche e si verificarono eventi particolarmente importanti e delicati quali la canonizzazione di Francesco (1228), la stesura della prima “Vita beati Francisci” da parte di Tommaso da Celano (terminata nel 1229), e l’inaugurazione della basilica dedicata al santo, culminata con la traslazione delle sue spoglie dalla chiesa di San Giorgio, sua parrocchia d’origine (1230). In quello stesso anno papa Gregorio IX, che nutriva in lui una stima incondizionata e profonda, lo inviò in missione diplomatica a Firenze e a Roma, dove il frate riuscì a sedare alcuni tumulti nati in seno alle due città.
Nel corso della sua reggenza Parenti si fece portavoce della corrente dell’Ordine francescano che si esprimeva a favore dell’osservanza rigorosa del voto di povertà, ma si trovò ben presto in conflitto con la fazione guidata da frate Elia, che rappresentava l’ala più rilassata dei Frati Minori. Pur essendosi largamente adoperato per mantenere l’unità all’interno dell’Ordine, durante il capitolo generale tenutosi ad Assisi nel 1232 Giovanni fu duramente contestato da un nutrito gruppo di confratelli, e per non inasprire ulteriormente i toni del contrasto rassegnò le dimissioni e partì alla volta della Corsica per evangelizzare la popolazione presente sull’isola. Dopo un intenso apostolato svolto in Corsica e Sardegna, dove convertì molte genti e impiantò le prime comunità francescane, si spense con ogni probabilità presso l’eremo di Monte Rasu, in provincia di Sassari, nel 1250, anche se alcune fonti affermano che fu la Corsica ad accogliere le sue spoglie mortali. Una leggenda narra invece che prima di morire il beato tornò a Carmignano e fu sepolto nella chiesa di San Luca, e che un giorno dal pavimento dell’edificio spunterà un giglio ad indicare il luogo in cui riposano i suoi resti, insieme a quelli del figlio Giuseppe.
La Chiesa lo ha proclamato beato e lo ricorda il 1° gennaio, data presunta della morte. Pare che all’inizio del secolo scorso un frate indicato col nome di padre Ciro da Pesaro avesse in animo di avviare la causa di canonizzazione del Parenti al fine di guadagnargli il titolo di santo, tuttavia con la morte di questo religioso il progetto rimase incompiuto. Nel 1923 la comunità ecclesiastica di Carmignano, in occasione del primo convegno eucaristico tenutosi nel paese, ha reso onore al beato Giovanni apponendo nel portico della pieve di San Michele Arcangelo una lapide che ne sintetizza il percorso biografico.
QUI DOVE
BERNARDO DA QUINTAVALLE
PRIMIZIA FRANCESCANA
ERESSE UN MONASTERO
RICORDI QUESTA LAPIDE
IL CARMIGNANESE
B. GIOVANNI PARENTI
CHE FU DE’ PRIMI SCALZI POVERELLI
DIFESE A VISO APERTO
CONTRO I TEMPERAMENTI DI FRATE ELIA
MADONNA POVERTA’
PEREGRINO’ A PIEDI NUDI
LE CONTRADE D’ITALIA E SPAGNA
CARO A PAPI E A MONARCHI
MA PIU’ A DIO
NEL CUI NOME ED AMORE
ORO’ PIANSE PACIFICO’ MORI’ SERENAMENTE
NELL’ISOLA DI CORSICA
POVERO COM’ERA VISSUTO
(Barbara Prosperi)
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