A Carmignano torna la festa di San Michele: sabato 27 settembre dalle 21, domenica 28 settembre dalle 15.30 e gran finale lunedì 29 settembre ancroa dalle 21. Gli ingredienti sono i soliti e collaudati: quelli capaci di dar vita in un paese di poco più duemila abitanti ad una rappresentazione corale di teatro in strada, con quattro rioni in gara, centinaia di figuranti, carri e scenografie mobili nello stupore di chi vi assiste per la prima volta. Due ore ogni giorno di puro spettacolo. E poi al termine il palio dei ciuchi, che quest’anno si presenta con qualche novità: non tre gare in tre giorni (con corsa dei fantini e cambio dei ronzini al termine del primo giro di piazza come accade da un po’ di anni) ma cinque corse in tre giorni (con un giro e mezzo di piazza su ciuchi diversi quando, la domenica e il lunedì, si susseguiranno due gare). Il trofeo andrà a chi raccoglierà più punti nei tre giorni: quattro per ogni primo posto, quindi tre, due e uno. Per il teatro in strada, che nel tempo è diventato il premio più ambito, il verdetto è affidato a quindici giurati esterni, cinque a sera, che da addetti ai lavori dovranno giudicare, con sensibilità diverse, il lavoro dei rioni.
L’ingresso costa 8 euro: per sedere in uno dei cinquecento posti in tribuna occorre aggiungerne altri 10 o 15 (tutte le info sul sito della festa, www.festadisanmichele.it). Per chi non riesce a guadagnare una posizione ottimale arrivano in soccorso i grandi schermi. Fiore all’occhiello culturale di questa edizione sarà la mostra “Mi Ka El” di Luigi Petracchi, artista che intorno al trofeo raffigurante il santo patrono, da lui firmato quest’anno, ha dato vita in sala consiliare ad una suggestiva esposizione.
Rioni e rionali già scalpitano e con un occhio al cielo, sperando che smetta di piovere, stanno ultimando gli ultimi ritocchi alle sfilate, preparate nei mesi scorsi e notte facendo.
Indovinare cosa realmente le contrade porteranno in piazza, come sempre, rimane un’azzardo. Per strategia e consuetudine le presentazioni a giugno dei rioni sono sempre molto criptiche, per non svelare troppo avvantaggiando gli avversari. Unico punto fermo sono i titoli. E così i bianchi scenderanno in piazza con “Come un fiore che non passa mai”, i celesti con “Opzione Z”, “Te lo do io il boogie woogie” i gialli e “Cuore senza confini” i verdi. L’anno scorso, nel 2024, ebbe la meglio il rione verde (48 a 47) per un’incollatura sul bianco. Nel palio trionfò il celeste.
La storia
Il San Michele è probabilmente la festa più attesa dell’anno a Carmignano: un piccola grande magia. Il Comune finanzia e patrocina l’evento: non è mancato negli anni il contributo di Provincia e Regione. A loro si aggiungono altri sponsor ed anche i rioni cercano i propri o si finanziano con cene ed attività di volontariato. L’organizzazione è affidata ad un comitato di volontari. Nella piazza principale del paese, l’ampia Vittorio Emanuele II, sfilano i quattro rioni giallo, bianco, verde e celeste e ciascuno, nello spazio di mezzora, mette in scena il proprio spettacolo, per regolamento (pena la squalifica) ispirato a Carmignano o alla sua storia. Ma attraverso la metafora del teatro storie locali superano i confini del territorio, toccando temi universali.
Festa dall’appeal turistico ma anche con un valore sociale. Festa corale e spontanea come molte altre, capace di scaldare decisamente gli animi e dividere per settimane perfino parenti e fidanzati, quello che del San Michele forse non ti aspetti e sicuramente lascia di stucco chi per la prima volta arriva a Carmignano è la fattura della spettacolo: un incanto che continua ad affascinare chi poi vi torna. Il palio dei ciuchi resiste, ma sono lontani oramai gli anni Settanta in cui il correva il ciuchino Merchx.
La stagione moderna del San Michele inizia nel 1932, mollata dopo alcuni anni e poi ripresa. Allora era una sfilata di carri allegorici come se ne fanno tante in Toscana. Poi dagli anni Settanta inizia a cambiare e diventa sempre più teatro in strada. Nell’album di ogni famiglia del paese è difficile che manchi uno scatto del cuore che racconti la prima volta su un carro e in piazza: si sfila da pochi mesi (in braccio ai genitori) fino ad ottanta e più primavere, perché il San Michele scorre nel sangue. Durante la tre giorni di festa ci si arrabbia e si piange, quando si vince e quando si perde, a dieci come a cinquant’anni, grandi e piccini senza vergogna. Ci si logora, anche. Ma alla fine in paese nessuno potrebbe farne a meno ed è una febbre che contagia, alla lunga, anche chi a Carmignano non è nato ma ci è tornato a vivere.
Un paese di artisti
Le sfilate pescano nel passato, contribuendo a sottrarre all’oblio scampoli di un diario collettivo e pagine a volte anche poche note. Ma non dimenticano neppure il presente, con il coraggio da qualche anno di affrontare pure temi tosti e le mille contraddizioni della società in cui viviamo. C’è anche gente “di mestiere’ a lavorare dietro le quinte di ogni messa in scena. Ma la manifestazione si basa prima di tutto sulla passione dei rionali. (wf)