San Francesco e Carmignano

Sarebbe passato nel 1211

Sebbene allo stato attuale non esistano o non si conoscano documenti scritti che risalgono al tempo dei fatti presi in esame, una tradizione orale fortemente radicata e tramandata attraverso le generazioni afferma che nel corso del suo peregrinare San Francesco sia transitato da Carmignano, e che qui la sua predicazione abbia attecchito così profondamente da dare rapidamente origine ad una delle più precoci comunità di Frati Minori della Toscana (se non la prima in assoluto all’interno della regione, di sicuro la più antica della diocesi di Pistoia, alla cui giurisdizione il borgo situato sulle colline del Montalbano orientale appartiene da tempi lontanissimi).
Tale tradizione sostiene che il passaggio di Francesco sia avvenuto nel 1211, dato che appare in perfetto accordo con la sosta – in questo caso documentata – che il santo di Assisi compì in quello stesso anno nella vicina città di Firenze insieme al confratello Bernardo di Quintavalle. All’epoca era infatti costume dei Frati Minori spostarsi a coppia per le strade del mondo, sull’esempio degli apostoli che Cristo inviò ad annunciare il regno di Dio “a due a due”, dicendo loro: “Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”; raccomandando inoltre: “Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche” (cfr. Lc 9, 1-6 e 10, 1-16). Probabilmente Bernardo si trattenne sul posto per qualche tempo, oppure vi fece ritorno in un secondo momento, perché è a lui che viene attribuita la fondazione del primitivo complesso francescano sorto nel villaggio, che in origine doveva essere costituito da un piccolo oratorio cui faceva capo un modesto cenobio.
Secondo la consuetudine dei Frati Minori, che si insediavano ai margini degli agglomerati urbani, Bernardo e i suoi primi discepoli si stabilirono al di fuori della cinta muraria del castello di Carmignano, in un luogo che si può approssimativamente identificare con quello in cui adesso si trova la pieve di San Michele Arcangelo, e dove all’epoca era presente un folto bosco di pini, querce e castagni. Presumibilmente le loro prime abitazioni furono delle piccole capanne, dimesse e disadorne. La condotta di vita umile ed austera e la divulgazione del Vangelo semplice e appassionata attirarono in breve tempo intorno ai frati grandi folle di fedeli, per accogliere le quali si rese necessario costruire una vera e propria chiesa. Poiché per l’osservanza del voto di povertà essi non potevano possedere alcun bene, il Comune concesse loro un terreno sul quale venne edificato il complesso conventuale, e ne conservò la proprietà affidandone la gestione a degli operai appositamente delegati.
Il consenso nei confronti dei padri francescani aumentava in maniera costante, così come d’altra parte cresceva progressivamente la popolazione locale, tanto che nel 1330 si impose la necessità di costruire un nuovo edificio, più vasto e capiente, al fine di contenere la moltitudine dei devoti che convergevano in massa presso il convento dei Minoriti. Che il complesso francescano fosse divenuto un centro religioso di notevole prestigio e rilevanza lo conferma, tra le altre cose, il fatto che nel 1399 una delle celebri processioni dei Bianchi fece tappa nel paese, dietro invito di un non meglio precisato fra’ Giovanni da Carmignano. Era, quella dei Bianchi, una confraternita di penitenti che si spostavano di città in città a predicare la pace e ad invocare la misericordia divina sulle terre visitate di volta in volta, in un periodo storico in cui guerre, fame ed epidemie di peste flagellavano senza sosta l’Italia e l’Europa. Secondo quanto riportato dalle fonti, quattromila persone interamente vestite di bianco, scalze, e munite di una sferza con la quale si percuotevano lungo il cammino, partirono da Pistoia il 17 di agosto al seguito del vescovo Andrea Franchi, e l’indomani raggiunsero il borgo, dove sfilarono attorno alle mura della rocca portando in processione il famoso Crocifisso di Ripalta, che si dice effettuasse in tale occasione numerose guarigioni miracolose.
Con lo scorrere dei secoli il centro francescano di Carmignano diventò sempre più importante e frequentato, ed incrementò enormemente l’afflusso dei pellegrini soprattutto a partire dal 1622, anno in cui papa Gregorio XV estese il privilegio legato all’Indulgenza di Santa Maria degli Angeli in Assisi (vedi “Il Perdono di Assisi” di Barbara Prosperi) a tutte le chiese dell’Ordine minoritico. Da allora imponenti schiere di fedeli iniziarono a confluire in massa nella pieve del villaggio, attratte dalla possibilità di usufruire di una così straordinaria forma di perdonanza senza doversi obbligatoriamente spostare nella cittadina umbra. Nei giorni dell’1 e 2 agosto i frati si disponevano pertanto a confessare e comunicare una smisurata quantità di penitenti, che gremiva la chiesa nelle numerose celebrazioni eucaristiche dedicate all’indulgenza ottenuta da San Francesco nel 1216.
Nel 1782 però, nel pieno periodo delle riforme leopoldine, il vescovo Scipione de’ Ricci soppresse il convento di Carmignano, e di lì a poco trasferì nella chiesa di San Francesco la sede della pievania, a seguito della demolizione della vecchia pieve di San Michele Arcangelo ad opera del sacerdote Giovan Battista Cartei. Per questo motivo per molti anni la chiesa è stata indicata con il nome di entrambi i santi, e ancora oggi la piazza antistante l’edificio è significativamente intitolata a tutti e due. L’allontanamento dei frati, che con ogni probabilità furono assorbiti nel complesso minoritico di Santa Croce a Firenze, fu percepito come una grave perdita sia dalla comunità paesana che da quelle circostanti, che consideravano il convento carmignanese un importante punto di riferimento per la vita religiosa dei piccoli centri dislocati sul Montalbano. Lo spirito francescano tuttavia è rimasto lungamente impresso nei fedeli della parrocchia, che tuttora manifestano una speciale devozione nei confronti del poverello di Assisi, e tutti gli anni partecipano in maniera rilevante alle celebrazioni liturgiche del 2 agosto, ricorrenza del Perdono della Porziuncola, e del 4 ottobre, in cui il calendario ecclesiastico commemora solennemente la figura di San Francesco, patrono d’Italia. (Barbara Prosperi)
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