Il Perdono di Assisi

Sulle orme di San Francesco

C’è un filo lungo otto secoli che lega la parrocchia di Carmignano a San Francesco d’Assisi, e c’è una tradizione, ancora oggi sentita e rispettata nella comunità religiosa del capoluogo – la celebrazione dell’indulgenza plenaria di Santa Maria degli Angeli, conosciuta anche come il Perdono della Porziuncola (o più semplicemente di Assisi) –, che si svolge dal mezzogiorno del primo agosto alla mezzanotte del 2, istituita esattamente ottocento anni fa: una ricorrenza liturgica che, nel paese mediceo, si accompagna ad una grande cena nel segno della condivisione e della morigeratezza.

La storia che unisce Carmignano a San Francesco inizia nel 1211, quando secondo la tradizione egli giunse nel borgo situato nell’attuale Montalbano pratese per divulgare il Vangelo insieme al confratello Bernardo di Quintavalle, che poi si trattenne nei pressi del paese e vi fondò una delle prime comunità francescane della Toscana. La chiesa parrocchiale nacque infatti al fianco di un primitivo convento di frati.

Le origini della celebrazione del Perdono risalgono invece al 1216 quando Francesco, durante una veglia di preghiera trascorsa nella piccola chiesa di Santa Maria degli Angeli ad Assisi – detta appunto la Porziuncola per le modeste dimensioni del terreno su cui sorgeva –, ebbe una visione nel corso della quale gli apparvero Gesù e la Madonna circondati da una schiera di creature celesti. Il santo si prostrò in ginocchio, e, quando Cristo gli domandò che cosa desiderasse, egli rispose prontamente: “Santissimo Padre, benché io sia misero peccatore, ti prego che a tutti quanti verranno a visitare questa chiesa, pentiti e confessati, tu conceda loro ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe”. “Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande – gli disse il Signore –, ma di maggiori cose sei degno e maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua richiesta, a patto che tu domandi al mio vicario in terra questa indulgenza da parte mia”.

Francesco si presentò dunque dal pontefice Onorio III, che in quel periodo si trovava nella vicina città di Perugia, e gli parlò della visione avuta e dell’accordo stretto con Gesù Cristo. Il papa lo ascoltò attentamente e gli concesse la sua approvazione, dopodiché gli chiese: “Per quanti anni vuoi questa indulgenza?”; il frate ribatté: “Padre Santo, non domando anni, ma anime!”, e fece per congedarsi. Allora il pontefice lo richiamò e gli disse: “Come, non vuoi nessun documento?”; e il poverello replicò: “Santo Padre, a me basta la vostra parola. Se questa indulgenza è opera di Dio, egli penserà a manifestare la sua volontà; io non ho bisogno di alcun documento: la carta sarà la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli angeli i testimoni”. Alcuni giorni più tardi, davanti ai vescovi dell’Umbria e al popolo convenuto alla Porziuncola, acceso di carità cristiana pronunciò tra le lacrime queste parole: “Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!”.

Le fonti non riferiscono esattamente in quali date San Francesco ebbe la visione, ricevette l’approvazione del papa e parlò all’assemblea dei fedeli, tuttavia è ragionevole ipotizzare che tutto abbia avuto inizio negli ultimi giorni di luglio, in considerazione del fatto che Onorio III si recò a Perugia in seguito alla morte del suo predecessore Innocenzo III, che nel capoluogo umbro si era spento il 16 di quel mese. Dopo la cerimonia funebre, avvenuta sul posto il 17, si aprì il conclave, che il 18 designò come nuovo pontefice proprio Onorio III, la cui consacrazione ebbe luogo il 24 nella chiesa perugina di San Pietro. Il giorno prescelto per applicare l’indulgenza fu presumibilmente il 2 agosto perché in quella data, in cui il calendario liturgico osserva la memoria di Santa Maria degli Angeli, era stato consacrato il piccolo edificio ecclesiastico.

Da allora tutti gli anni si ripete con grande partecipazione popolare il cosiddetto Perdono di Assisi. In un primo momento il privilegio fu concesso esclusivamente alla Porziuncola di Assisi, solamente dal tramonto del primo agosto a quello del 2, ed unicamente ai viventi; successivamente nel corso dei secoli venne esteso progressivamente prima a tutte le chiese francescane, poi a tutte le cattedrali e infine a tutte le parrocchie, dal mezzogiorno dell’1 fino alla mezzanotte del 2, ed anche ai defunti. Per quanto riguarda la sola basilica di Santa Maria degli Angeli attualmente è possibile lucrarvi l’indulgenza tutti i giorni dell’anno.

L’estensione del privilegio a tutte le chiese dell’ordine, che fu decretata da papa Gregorio XV nel 1622, raggiunse ovviamente anche quella di Carmignano e comportò il richiamo annuale di grandi folle di penitenti, che nella cadenza stabilita convergevano in massa nel paese al fine di usufruire di una così straordinaria indulgenza. Per rispondere alle necessità spirituali di una moltitudine di fedeli tanto imponente si misero a disposizione prima i frati del convento e poi, dopo che nel 1782 questo fu soppresso, il pievano insieme a parecchi altri sacerdoti, i quali si avvicendavano nell’esercizio delle confessioni e nell’ufficio delle numerose messe. La sera della domenica successiva al 2 agosto si svolgeva una suggestiva processione penitenziale, durante la quale veniva portata lungo le vie dell’abitato la statua di San Francesco.

Nel secondo dopoguerra, e segnatamente dopo il 1966, quando Paolo VI ampliò ulteriormente l’indulgenza allargandola a tutte le chiese parrocchiali, a Carmignano la celebrazione del Perdono della Porziuncola perse importanza e solennità, il numero delle messe si ridusse drasticamente – da un minimo di quattro a un massimo di due -, e la processione finì per cadere in disuso. Nonostante gli evidenti ridimensionamenti, l’importanza della ricorrenza tuttavia è percepita ancora oggi in maniera sensibile dalla comunità paesana, che nei giorni dell’1 e 2 agosto non manca di rendere omaggio alla tradizione, mobilitandosi in buon numero per accostarsi ai sacramenti della confessione e dell’eucaristia. A partire dall’anno giubilare del 2000 è stata introdotta l’usanza di una cena aperta a tutta la popolazione, nel corso della quale nel chiostro del complesso ecclesiale vengono consumate semplici pietanze secondo lo spirito di condivisione fraterna caratteristico del poverello d’Assisi. (Barbara Prosperi)

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