La “Visitazione” a Firenze

Si è aperta da appena un mese e sta già riscontrando un ottimo successo sia di pubblico che di critica la mostra “Bill Viola. Rinascimento elettronico”, ospitata a Firenze nella elegante cornice di Palazzo Strozzi, dove ricopre un ruolo di primo piano la “Visitazione” di Carmignano, presente all’interno del percorso espositivo per uno stringente confronto con “The Greeting”, il filmato girato dall’artista statunitense sotto la diretta suggestione della pala pontormesca.

La rassegna, curata da Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, e da Kira Perov, direttore esecutivo del Bill Viola Studio in California e moglie dell’artista, è la più vasta e completa che sia mai stata dedicata a quello che viene universalmente riconosciuto come il più grande maestro della videoarte contemporanea, ed intende sottolineare il forte legame che unisce Viola al capoluogo toscano, mettendo in scena un significativo dialogo tra i lavori realizzati dall’artista e le opere eseguite dai maestri del Medioevo e del Rinascimento che le hanno ispirate. Il capolavoro del Pontormo è alloggiato nella seconda delle sale attraverso le quali si snoda la mostra ed è il primo dipinto antico nel quale si imbattono gli ammirati visitatori, rapiti dalla bellezza, dal fascino e dal magnetismo della tavola fresca di restauro ed incerti se prestare più attenzione al quadro o al video. Il fatto che la “Visitazione” sia stata collocata al principio del percorso non è frutto di una scelta casuale, dato che è stata proprio essa a fornire a Bill Viola l’occasione di dare inizio alla sua profonda riflessione sulla grande tradizione figurativa fiorentina.

“La “Visitazione” del Pontormo – ha raccontato l’artista, facendo riferimento al soggiorno italiano degli anni Settanta e al successivo ritorno in America – è stata la prima opera d’arte antica che mi ha ispirato. Quando lavoravo a Firenze ero entrato nella chiesa di Santa Felicita, subito dopo Ponte Vecchio, a vedere la “Deposizione” (la maestosa pala d’altare che insieme al dipinto di Carmignano viene unanimemente considerata il vertice più alto dell’intera produzione pontormesca, ndr). Fui molto colpito dai colori. Sinceramente uscendo mi domandai che cos’avesse fumato il pittore per dipingere quei rosa e quegli azzurri incredibili. Sembrava che avesse lavorato sotto l’effetto dell’LSD. Ma la “Visitazione” allora non l’avevo vista. Del resto si trovava fuori Firenze, a Carmignano. Il mio incontro con quel quadro avvenne anni dopo, in California. Ero andato in una libreria, cercavo un libro, non ricordo più quale. Mentre stavo uscendo vidi con la coda dell’occhio un volume appoggiato sul banco. Era un nuovo testo sul Pontormo. Sulla copertina era riprodotta la “Visitazione”, ancora una volta mi colpirono i colori. Di quel quadro non sapevo niente, ma non riuscivo a smettere di guardarlo. Comprai il libro e lo portai a casa. Tuttavia aspettai mesi prima di prenderlo in mano. Alla fine lo aprii, lo lessi, e rimasi affascinato dalle idee e dai colori di quel pittore”.

All’epoca dei fatti narrati Viola si era da poco trasferito nella città del giglio per lavorare come primo assistente tecnico di produzione nello studio art/tapes/22 fondato dalla gallerista Maria Gloria Conti Bicocchi, un centro estremamente all’avanguardia nella realizzazione di videoarte che richiamava molti importanti autori sia dall’Italia che dall’estero. Aveva appena conseguito la laurea in Experimental Studies presso la Facoltà di Arti visive e dello spettacolo della Syracuse University e la sua formazione lo aveva portato a prediligere maestri contemporanei dal linguaggio fortemente astratto quali Jackson Pollock, Willem De Kooning, Mark Rothko. L’arte di matrice figurativa del passato non lo attraeva per niente ed era solito dire: “Se una cosa piace a tua madre, se per lei è comprensibile, allora è per definizione pessima. I musei d’arte antica – ha infatti spiegato – erano per me come ospedali tirati a lucido, fatti per conservare opere morte che interessavano solo vecchi studiosi”. Il contatto con il capoluogo toscano però produsse nel giovane un cambiamento radicale. “Dopo una visita agli Uffizi – ha ricordato – avvertii in maniera decisa che i musei erano stati creati per l’arte e non l’arte per i musei, come accadeva nella scena contemporanea che avevo lasciato a New York. Molte delle opere medievali e rinascimentali che avevo visto in quei primi mesi a Firenze non erano neanche conservate nei musei. Erano esposte nella comunità cittadina per la quale erano state realizzate, in luoghi pubblici – cattedrali, chiese, cappelle, corti, piazze, monumenti, municipi e facciate di palazzi – e per di più molte di esse si trovavano ancora nei luoghi per i quali erano state commissionate cinquecento anni prima. L’atmosfera era satura di arte e di cultura. Compresi presto che lì la storia faceva veramente parte del presente, e che l’arte era presente in tutto, costantemente effusa in ogni angolo della vita quotidiana”.

Appare dunque evidente il ruolo di assoluta preminenza svolto dalle opere del Pontormo nel percorso professionale di Bill Viola, che dopo aver attraversato un importante processo di maturazione ha mutato in maniera netta la propria concezione dell’arte e ha iniziato a concentrare la propria attenzione su alcuni rilevanti lavori dei più illustri artisti del passato, autori di soggetti sacri sui quali si è appuntata in particolar modo la riflessione del maestro. Sono infatti ricorrenti nelle videoinstallazioni di Viola tematiche legate alla spiritualità e alle esperienze universali che da sempre contraddistinguono l’esistenza umana: la nascita, il dolore, la morte, la resurrezione, il rapporto con i quattro elementi naturali. In “The Greeting”, così come nelle altre opere ispirate ai capolavori prodotti nel XV e XVI secolo, egli ha reinterpretato in chiave contemporanea il modello del passato conferendogli animazione mediante il movimento e il suono, analizzando attentamente i sentimenti espressi dalle tre donne attraverso la gestualità del corpo e l’espressività del volto. Vale la pena ricordare che al termine della visita effettuata nel dicembre 2013 nello studio di Daniele Rossi, dove ebbe modo di ammirare a distanza ravvicinata la “Visitazione” allora in fase di pulitura, l’artista dedicò al Pontormo le seguenti parole, cariche di devozione e riconoscenza, apponendole sul registro degli ospiti del celebre laboratorio di restauro: “For Master Pontormo, Thank you for your Inspiration and your Spirit. I am forever grateful for all that you had given me. You are a great master. I wish I could show you my work with the Moving Image. I look forward to seeing you in Heaven, in the section for Artists. With gratitude and respect, Bill Viola”.
(Barbara Prosperi)

Le immagini utilizzate a corredo del testo sono state reperite sul blog di Palazzo Strozzi

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