Arrivano i soldi per il restauro di San Giusto

La svolta: dal Ministero 500 mila euro

Un sogno che si avvera e il pasticcio di una storia di burocrazia quantomeno bizzarra, lunga oltre ottanta anni di fraintendimenti (in buona fede), finalmente risolta. O almeno si spera. Per il restauro della quasi millenaria abbazia di San Giusto, spersa nei boschi del Montalbano pratese, arrivano i finanziamenti, grazie anche alla caparbietà dei volontari dell’associazione omonima, più di duecento soci, che da oltre due anni si danno da fare per raccogliere fondi ma soprattutto perché l’attenzione non scemi.
E i soldi non sono pochi: 540 mila euro in tutto. La parte più grossa è del Ministero, il Mibact: ben 500 mila (oltre ai 50 mila già stanziati per la messa in sicurezza iniziata qualche mese fa). Altri 20 mila arriveranno da FAI nazionale e Intesa Sanpaolo, esito delle firme raccolte con i “Luoghi del cuore”: 9.887 voti e trentesimo posto in Italia per l’abbazia di San Giusto. Anche “Gli amici di San Giusto” daranno il loro contributo: almeno 15 mila euro. Cinquemila li metterà invece l’amministrazione comunale di Carmignano. L’annuncio è stato dato nel corso di una conferenza stampa in Regione, che plaude all’operazione.
I lavori inizieranno presto. Entro gennaio sarà affidato il primo lotto e per marzo od aprile, spiegano dalla Soprintendenza, il secondo. La lista degli interventi da mettere in fila non è breve: il paramento murario a sinistra che si sta staccando per le infiltrazioni d’acqua, le travi in legno della copertura, le piante infestanti (su un abside è nato un ciliegio che ha già dato frutti), i muri esterni e interni, la cripta e il tetto della torre campanaria che manca.
Da tempo malconcia e bisognosa di cure, dopo aver dato a lungo ristoro ai viandanti del Medioevo colti dalla notte mentre si accingevano a risalire il monte per poi attraversare l’Appennino, la chiesa, che risale probabilmente al 1100, romanica con influssi provenzali e spagnoli, la bifora sul fronte e i classici marmi bianchi e verdi, si è riscoperta da pochi anni dello Stato dopo che per più di ottanta tutti hanno pensato che appartenesse alla famiglia Contini Bonacossi. Lo Stato per più di un secolo si è però dimenticato di prenderla in carico. Una storia che pare uscita da un romanzo e invece è vera. Un pasticcio che ha rallentato la messa in sicurezza, nonostante i tanti appelli e qualche risorsa già pronta. Poi lo scorso marzo, otto mesi fa, sotto i colpi della stessa bomba d’acqua che fece crollare il muro dei giardini della villa medicea di Poggio a Caiano è venuta giù una parte della volta, con il rischio che entrasse acqua anche nella cripta sotterranea. “Si è perso troppo tempo” gridarono volontari e Comune. Da anni pioveva dal tetto e i muri si stavano sciogliendo sotto il peso del tempo e delle intemperie: lontani i matrimoni che si celebravano qualche decennio prima. Ma è stata anche una svolta positiva e ora si guarda al futuro, al restauro imminente e poi alla valorizzazione turistica del luogo. Lo ripetono dal Fai. Annuiscono Comune e amici di San Giusto; e il protocollo firmato a luglio, anche con la Soprintendenza, lascia ben sperare. (wf)

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