La riscoperta di Amighetto Amighetti

A Poggio a Caiano. Fino al 3 giugno

E’ stata inaugurata lo scorso 17 marzo alle Scuderie Medicee di Poggio a Caiano la mostra dedicata alla riscoperta della figura e della produzione pittorica di Amighetto Amighetti, artista genovese di nascita ma poggese di adozione (entrambi i genitori erano infatti originari del territorio, di Poggetto il padre e di Poggio a Caiano la madre, quando ambedue le località facevano ancora parte del Comune di Carmignano). Soggiornò a lungo sulle colline medicee e non è un caso infatti che la chiesa di Comeana custodisca una sua opera, una copia del celebre “San Michele Arcangelo” di Guido Reni, interessante prova giovanile che oltre a testimoniare le capacità e la sicurezza espressi dal pittore già in età adolescenziale rappresenta il punto di partenza ideale per accostarsi alla rassegna ospitata alle Scuderie Medicee.

La mostra, che rimarrà aperta nella sede di Poggio a Caiano fino al 3 giugno e successivamente farà tappa all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova nel mese di novembre, è stata intesa come un doveroso omaggio ad un artista finora ingiustamente trascurato, che nonostante la prematura scomparsa ha saputo lasciare un segno di rilievo nella pittura italiana del Novecento. Amighetti si spense infatti all’età di appena ventotto anni per un male incurabile, ma nell’arco della sua breve parabola esistenziale riuscì a mettersi in luce per l’indubbio talento che lo sostenne fin dagli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. L’esposizione costituisce inoltre la prima antologica completamente dedicata al pittore dopo le due modeste personali tenutesi nel capoluogo ligure nel 1946 e nel 1951.

La rassegna, curata da Franco Dioli, si compone di circa quarantacinque opere, tra dipinti ad olio, acquerelli e pastelli, provenienti in gran parte da collezioni private e perlopiù mai esposte in pubblico, a partire dagli studi del periodo accademico per arrivare agli ultimi quadri realizzati durante il periodo della malattia. L’esposizione si snoda lungo un percorso al tempo stesso tematico e cronologico, che segue il dipanarsi del percorso stilistico del giovane artista nel corso degli anni e attraverso lo svolgimento dei generi del ritratto, della natura morta e del paesaggio.

La predilezione di Amighetti andò sempre alla figura umana, rappresentata in maniera plastica, solida, monumentale, indagata dapprima per mezzo degli affetti familiari e in seguito tramite persone esterne selezionate in qualità di modelli o incrociate per semplice casualità, tuttavia il pittore non mancò di misurarsi anche con altre tipologie di genere, cimentandosi ad esempio nel paesaggio di ambientazione sia ligure che toscana e raggiungendo risultati eccellenti nella raffigurazione delle nature morte, all’interno delle quali compaiono spesso recipienti colmi d’acqua – talora abitati da pesci o da fiori – che consentivano all’artista di indagare gli effetti della rifrazione della luce sul vetro e sull’acqua e di studiare le deformazioni che quest’ultima opera sugli oggetti che in essa sono immersi.

Proprio una di queste, presente in mostra accanto all’autoritratto dell’autore, venne selezionata nel 1928 per la XVI Biennale d’Arte di Venezia, a cui Amighetti partecipò anche nel 1930, l’anno della morte. Dopo aver frequentato l’Accademia Ligustica di Genova, grazie alla quale aveva acquisito un’ottima preparazione di stampo tradizionale, nel 1925 il giovane si avvicinò in Toscana al maestro Felice Carena, docente all’Accademia di Belle Arti di Firenze, rimanendo in seguito influenzato dalla sua poetica e dal suo stile, arrivando con il passare del tempo ad esprimersi con una pennellata mossa, vibrante, sfrangiata, tipica dell’ultima fase della sua produzione.

Sebbene esistano in proposito alcune testimonianze orali, non è stato possibile rinvenire prove documentarie su una probabile frequentazione tra Amighetto Amighetti e Ardengo Soffici. L’unico legame certo tra i due è rappresentato dalla presenza di entrambi gli artisti alla Biennale del 1928, dove il più anziano maestro oltre ad esporre un piccolo nucleo dei suoi dipinti faceva parte della giuria di accettazione delle opere proposte dai concorrenti, tuttavia è presumibile che i due pittori avessero avuto dei contatti considerando anche la vicinanza tra la villa del Loretino dove Amighetti era solito trascorrere le vacanze estive e la casa delle Fornaci in cui abitava Soffici.

La mostra “Amighetto Amighetti (1902-1930)”, realizzata dall’Istituto di Documentazione dell’Arte Ligure dell’Ottocento e del Novecento in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e con l’Università degli Studi di Genova, e promossa dal Museo Ardengo Soffici e del Novecento Italiano e dal Comune di Poggio a Caiano, dall’Accademia Ligustica di Belle Arti e dal Comune di Genova, è aperta dal giovedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 19. Il biglietto d’ingresso è di 3 euro per gli adulti, mentre i minori di diciotto anni entrano gratuitamente, e permette di accedere anche alla collezione permanente del museo sofficiano. Il catalogo è curato dagli storici dell’arte William Darrigo e Franco Dioli con contributi di Leo Lecci e Paola Valenti (Università degli Studi di Genova), Elena Pontiggia (Accademia di Brera, Politecnico di Milano), Giulio Sommariva (Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova), Luigi Cavallo e Luigi Corsetti (Museo Ardengo Soffici e del Novecento Italiano di Poggio a Caiano). La chiesa di San Michele Arcangelo a Comeana è aperta tutti i giorni della settimana dalle 9 alle 13. (Barbara Prosperi)

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