La casa che racconta il miracolo dell’arte

A Seano, dove Quinto Martini è nato

Taglio del nastro per la casa-studio di Quinto Martini a Seano, su per la strada che sale verso Bacchereto, anche se la vera e propria apertura al pubblico sarà quando le misure anti-Covid verranno meno. “Inaugurare oggi questo percorso – spiega il sindaco Edoardo Prestanti – ci sembrava un segno di speranza”. “La bellezza salverà il mondo – dice, citando Dostevsky – e in un momento così il nostro territorio ha bisogno di bellezza e ispirazione, la stessa che Martini riusciva a carpire negli occhi dei contadini e degli artigiani per trasformarla in arte”.

Il nastro è stato tagliato il 5 dicembre. Con il sindaco e l’assessore alla cultura Stella Spinelli è voluto esserci anche il presidente della Toscana Eugenio Giani. E la sensazione a varcare quelle stanze – gli ampi laboratori al piano terra dove Quinto impastava creta e gesso e intagliava legno, la cucina, le due camere e la sala da pranzo al piano di sopra zeppe di libri, oggetti ed opere, e poi la grande e luminosa veranda sul terrazzo dove dipingeva e da dove lo sguardo piega verso il tramonto su quel paesaggio tante volte ritratto – è che sembra che Martini se ne sia andato solo da poche ore e non da trent’anni, da quando è scomparso nel 1990 ottanduenne. Ci sono ancora i tubetti di colori strizzati sulla tavolozza, i barattoli dei solventi aperti, la macchina fotografica e il metro appoggiati sul comò. Un burattino penzola alla finestra, un aereo volteggia dal soffitto. E tutto trasuda vita.

La casa studio si affaccia sulla stessa corte dove Quinto è nato: sopra uno stanzone ereditato. Ed è in quella corte, da bambino e in gioventù, che Quinto ha raccolto tante delle visioni che poi si sono reverberate nelle sue opere d’arte: le donne che si affacciano da dietro le finestre, gli animali, i contadini, i campi di viti che degradano verso il torrente. Alcuni di quei personaggi si affollano in quelle stanze per poi far capolino nel vicino Parco Museo inaugurato in paese nel 1988: lì trentasei fusioni in bronzo raccontano la vita della gente di campagna e cinquant’anni di ricerca artistica. “In questa casa, dove nell’età matura si rifugiava, Quinto riannodava i fili del presente e del passato ed era felice” racconta la nipote Stefania.

L’idea è quella di farne un museo diffuso, con percorsi da arricchire di laboratori. “Quinto voleva che le sue opere fossero di tutti i cittadini del mondo – spiega l’assessore Spinelli – e finalmente possiamo mostrare a tutti il luogo in cui lui si ritirava a creare”.

E’ stato un lavoro lungo, anche se sembra che non sia stato toccato niente. L’immobile era stato acquistato dal Comune nel 2009, nel 2016 gli eredi hanno donato mille e duecento opere fra disegni, sculture, dipinti, calchi in gesso e cemento: due anni per inventariare in modo ragionato tutti gli oggetti, quattro per il restauro conservativo, la preziosa collaborazione dell’Opificio delle Pietre dure. Ed oggi il lavoro è concluso. Manca solo un cartello e una vela per richiamare l’attenzione, che saranno posti a breve. Si potrà visitare la casa il primo e terzo sabato del mese (dalle 10 alle 13, d’estate anche il pomeriggio) oppure su prenotazione telefonando al 331.1437046. Per adesso non si pagherà niente.

Poter frequentare un luogo come questo è una grande fortuna – conclude il presidente Giani – e le colline armoniose e meravigliose che si ammirano dalla veranda trasformata in studio ben raccontano come questo territorio abbia sempre avuto una forte vocazione culturale”. (wf)

Da Seano nel mondo
Quinto Martini è stato un artista di fama che ha saputo attraversare il panorama internazionale del secolo scorso: non solo scultore ma anche pittore e scrittore, autodidatta figlio di contadini.

Dal 2013 cinque copie originali di altrettanti sculture che adornano il Parco Museo di Seano sono in mostra permanente all’Ermitage di San Pietroburgo, nell’ala che il famoso museo ha voluto dedicare ai protagonisti della scultura occidentale del Novecento. Una scultura che rappresenta un bombardamento durante la guerra si trova al Museo del Novecento a Firenze. Sempre in Russia, nella biblioteca Lenin di Mosca, c’è un’edizione della Divina Commedia di Dante con i suoi disegni.

Da autodidatta che fin da piccolo, come raccontava lui stesso, “sporcava con carbone e colori la pareti della casa e della sua camera”, nel 1926 si presenta al già affermato Ardengo Soffici che viveva a Poggio a Caiano per mostrargli alcuni lavori. Soffici ne riconosce immediatamente le doti e gli apre la biblioteca dove Martini vede per la prima volta riproduzioni di Cezanne, Rousseau e Picasso. La prima mostra è un anno dopo, assieme ad opere di Maccari, Carrà, Rosai e Morandi. A Torino, durante il servizio militare, frequenta Casorati, Pavese e Carlo Levi. Negli anni Trenta arriva la prima Biennale di Venezia.

Nonostante la fama, Martini è sempre rimasto però attaccato alla sua Seano e a quella sua casa-studio. Tra gli anni Settanta e Ottanta insegna ai bambini delle scuole del paese a modellare la creta e molti se lo ricordano ancora bene. Un amore ricambiato dalla nascita nel 1988 del Parco Museo, spazio consacrato all’arte ma anche da vivere e con accesso libero. (wf)

 

 

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