Storie baccheretane di altri tempi

Fatti e personaggi di metà Novecento

E’ un’autentica miniera di ricordi, racconti ed aneddoti Gian Pietro Drovandi, classe 1940, baccheretano doc, membro del Comitato promotore della Festa Grossa dal 1987 ad oggi ed autore del volume Storie di altri tempi. Anni 40-50-60, che è stato presentato sabato 29 maggio proprio in occasione della popolare manifestazione religiosa dedicata alla Madonna della Pietà. Interpellato dalla Pro Loco di Carmignano, durante una conversazione piacevole e garbata Gian Pietro ha parlato del suo libro e della festa e ha ricordato la figura di don Giuseppe Martelli, parroco di Bacchereto dal 1967 al 1983, cui è stata intitolata la piazzetta della chiesa di Santa Maria Assunta.

Drovandi ha voluto pubblicare i suoi racconti “per tramandare la memoria del passato”, e per rendere omaggio a fatti e personaggi del secolo scorso “che le nuove generazioni corrono il rischio di non conoscere”. Nei trentacinque capitoli che compongono il volume ha ridato un volto e una voce a tanti artigiani della zona, e ha offerto il suo personale tributo a don Martelli, che arrivò in paese “ad appena venticinque anni”, subito dopo l’ordinazione sacerdotale, e “con l’entusiasmo della sua giovane età portò una ventata di rinnovamento nella parrocchia”, riuscendo a coinvolgere anche i ragazzi del borgo in diverse attività. Altre parti del libro sono dedicate alla storia di Bacchereto, e narrano ad esempio le origini della fattoria e naturalmente anche i trascorsi della Festa Grossa, l’evento che più di ogni altro sta a cuore alla popolazione locale.

Gian Pietro ci ha spiegato che la devozione nei confronti della Madonna della Pietà affonda le sue radici in tempi lontanissimi, e che anche la manifestazione che le viene dedicata ogni cinque anni ha avuto inizio molto prima del 1920, come si dice abitualmente interpretando la nascita della Festa Grossa come gesto di riconoscenza per la cessazione dell’influenza spagnola. “Quella degli anni Venti del Novecento è la registrazione ufficiale della manifestazione alla Curia di Pistoia – ha affermato con cognizione di causa Drovandi –, ma dai ricordi di mio nonno e di mio zio so per certo che i festeggiamenti si svolgevano già nell’Ottocento, addirittura ancora prima dell’incendio che alla fine del secolo devastò ma non distrusse la chiesa”.

Bacchereto è stato risparmiato in tante occasioni da epidemie e calamità, come la spagnola o il grande terremoto del Mugello – ha aggiunto Gian Pietro –, e di questo si è sempre dato il merito alla Madonna della Pietà, a cui spesso venivano chieste anche delle grazie per delle persone malate o in pericolo di vita”. Nel secolo passato la tradizione si è interrotta soltanto durante il secondo conflitto mondiale, che ha comportato la sospensione dell’edizione del 1945, poi recuperata in pompa magna due anni più tardi. Per onorare la ricorrenza un tempo bisognava “rinnovare”, ovvero sfoggiare abiti e scarpe nuove, “ma siccome molte volte le possibilità erano scarse – ha concluso Drovandi – se le calzature si rovinavano parecchio prima della festa si aspettava a ricomprarle e si andava in giro con le scarpe rotte o rattoppate”. (Barbara Prosperi)

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