A Comeana la sera del Giovedì santo inizia con un processo, quello che nel Sinedrio duemila anni fa vide protagonista in Palestina Gesù Cristo, e si chiude con la crocifissione, a ricordare quanto secondo la tradizione cristiana accadde sul Golgota. Nel mezzo ci sono sei chilometri di strada, tre ore di processione, altre scene recitate nella centralissima piazza Battisti, decine di cavalli e centinaia e centinaia di figuranti. Accompagnano Gesù in questo percorso Pilato, Caifa, Giuda, Longino e Crocifero e poi un turbine di colori, dal rosso al blu, dal giallo al bianco e al celeste, le donne palestinesi e le donne patrizie: tentativo di rievocazione storica appunto, ma anche fenomeno ancora oggi di indubbia e profonda religiosità, sapientemente organizzato da un comitato di cittadini comeanesi.

Sono antiche le radici della rievocazione che anima ogni tre anni le vie di Comeana: tra le più grandi in Toscana nei numeri, anche se non la più famosa. Più nota è quella di Grassina in provincia di Firenze.

E tante sono anche le curiosità, a cominciare dal giorno in cui si svolge. La processione qui si fa infatti il Giovedì Santo, da sempre, e non il Venerdì.Il motivo? I cori che animavano le processione erano richiesti in altri paesi. Spesso andavano a cantare fuori, si racconta, in altre Via Crucis.Lo facevano per raccogliere fondi per la propria chiesa e a Comeana decisero pertanto di anticipare la rievocazione, fornendo così un doppio servizio alla confraternità.

Origini medievali
Non si sa con certezza quando la processione di Comeana abbia avuto inizio, ma le sue origini furono ispirate dalla Confraternità del Santissimo sacramento che è stata fondata nel 1599. Una storia ed una tradizione dunque di diversi secoli. Il nucleo spirituale della manifestazione era costituito dalla presenza di un coro maschile, che cantava il “Miserere” e che si alternava ad un coro femminile che intonava lo “Stabat Mater”. Prevaleva la parte religiosa ed è probabile che nel Settecento la processione ebbe un notevole impulso grazie anche alla predicazione a Prato, nel convento del Palco, di Frate Leonardo da Porto Maurizio, un santo francescano morto nel 1751. Il vescovo Giansenista Scipione de Ricci, vescovo di Pistoia e Prato dal 1780 al 1790, soppresse la confraternità, poi ricostituita dal vescovo Falchi Picchinesi che gli successe. La via crucis, non scomparve, ma assunse forme ancora più solenni.

La processione ricorda i drammi sacri e liturgici che si rappresentavano nel Medioevo sul sagrato delle chiese per spiegare al popolo la vita di Cristo: meglio le immagini che mille parole.

Attorno al Mille nelle piazze dei paesi di tutta Europa di esibiscono buffoni, giocolieri e mangiatori di fuoco. Dentro e intorno alla chiesa, nei momenti salienti dell’anno liturgico, vanno in scena parti dialogate della messa, drammatizzazioni di episodi del Vangelo o delle vite dei Santi: spettacoli all’inizio semplicissimi ed integrati al rito, poi via via sempre più complicati ed autonomi. In Francia li chiamano “mysteres” o “passions”, “autos sacramentales” in Spagna, “geistpiele” in Germania, “miracle plays” in Inghilterra, drammi liturgici in Italia. E la rievocazione storico-religiosa di Comeana, come tante via crucis recitate, ne è un po’ la prosecuzione di quelle tenute nelle altre nazioni europee.

Da processione a rievocazione storica
Si diceva che la parte religiosa era predominante. Dagli anni dell’ultimo dopo guerra e soprattutto dalla ripresa della rievocazione nel 1982, dopo alcuni anni di abbandono, la processione si è arricchita però di nuovi personaggi che hanno fatto sì che la parte storica oggi prevalga. Il gran numero di figuranti, mai meno di cinquecento, rende di per se suggestiva la sfilata e le scene recitate della passione di Cristo – il processo, le cadute e da ultimo la crocifissione – non mancano di coinvolgere emotivamente gli spettatori. Celebri sono diventati alcuni figuranti, che rivestono i ruoli più caratteristici e recitano durante la sfilata alcune frasi ad effetto. Una su tutte è cara ai comeanesi ed è quella pronunciata da Caifa, il sommo sacerdote che rivolgendosi al Sinedrio diceva: “L’avete trovato? (riferendosi a Gesù) e dil sinedrio rispondeva in coro “No, lo troveremo!”. Una frase rimasta nella memoria e tramandata oralmente di generazione in generazione, diventando parte della storia della processione.

(testo di Walter Fortini e Niccolò Fanfani, tratto dall’opuscolo realizzato per l’edizione 2006 della festa)
Foto: Salvatore Berna Nasca

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