“Un San Michele che varchi i confini”

L'auspicio per la festa di Elisa Cocchi

Da tempo il San Michele non è soltanto una sfilata folcloristica come tante se ne vedono, a cui è abbinato il palio dei ciuchi che viene corso al termine delle quattro rappresentazioni. Nel 2011 qualcosa però cambia. Sui manifesti il termine “sfilata” viene sostituito da “teatro in strada”. Può sembrare solo una questione di forma e scelta comunicativa. E forse lo è. Ma quelle tre parole cambieranno e condizioneranno il modo di scendere in piazza: sempre meno figuranti e sempre più interpreti. A raccontarci il San Michele degli ultimi anni e come potrebbe diventare in futuro, è una giovane rionale, Elisa Cocchi (24 anni), immigrata quasi per caso dalla frazione di Comeana prima nel rione giallo e poi nella sartoria del rione verde.
Chi nasce a Carmignano, cresce con il San Michele. Com’è per chi non è del paese?
“Da piccola amavo la festa di San Michele, mi piaceva soprattutto il Palio dei ciuchi. Non ho mai partecipato come figurante perché abitando a Comeana non appartenevo a nessun rione. Ho sempre però visto San Michele da spettatrice con i miei genitori e ricordo che un anno rimasi particolarmente colpita da una sfilata del rione Verde, perché su un carro c’erano tanti bambini vestiti da animali dentro delle gabbie. Ho continuato a stare nel pubblico fino al 2008, quando sono stata trascinata nel rione giallo dalle amiche che avevano sfilato nella precedente edizione e si erano molto divertite. Quell’anno la sfilata si intitolava “Ricordi in bianco e nero” ed io interpretavo la radice di un albero”.
E poi?
Nel rione giallo sono stata figurante per tre anni. Avevo diciassette anni e non ero ancora interessata al lavoro che si nasconde dietro allo spettacolo del San Michele. Andavo saltuariamente al cantiere, che era ancora dietro al palazzo comunale, per dipingere o dare una mano a mettere la scagliola quando il grosso del lavoro era già stato fatto. Non mi sono allontanata per noia. Ma c’è stata un’interruzione.
Poteva essere tutto finito e invece …
“Tre anni fa ho iniziato a frequentare una scuola di taglio e di cucito e un amico mi ha portato, per gioco, alla stanza del rione verde perché sapeva che avrei potuto aiutare a fare i modelli e a cucire gli abiti. Al rione verde tutti sapevano che ero stata figurante nel giallo, ma ambientarmi non è stato un problema: mi sono integrata immediatamente nel gruppo perché conoscevo gran parte dei volontari. Le uniche persone che non conoscevo erano Piera e Sergio, i due pilastri della sartoria. Piera non è carmignanese ma si trasferisce a Carmignano a settembre per dedicarsi al San Michele: si è “innamorata” di me dopo avermi conosciuto, mi ha regalato persino gli appunti sartoriali delle sfilate dagli anni ’90 ad oggi. Piero invece è di Carmignano ed abita al ‘Cancellone’, ha lavorato tanto alla ‘stanza’, ha una manualità incredibile con i tessuti”.
Il San Michele dietro le quinte è più rilassante?
Tutt’altro. La realizzazione di una sfilata comporta grandi responsabilità e inizialmente ero anche preoccupata, perché ero alle prime armi. I rionali del verde mi hanno però messa subito a mio agio e dato carta bianca: dal 2015 realizzo i cartamodelli se necessario e principalmente mi occupo di cucire. Per me il dietro le quinte è la parte più divertente del San Michele. E quando lo spettacolo scende in piazza e viene messo in scena me lo posso godere”.
C’è un San Michele che le è restato nel cuore?
“L’edizione più bella degli ultimi anni è stata quella del 2012, non solo perché il rione verde ha vinto ma perché a vincere è stato un tema sociale come la pazzia. Non dimenticherò mai la scena del bambino che lascia andare in cielo il suo palloncino. Anche la sfilata dell’anno scorso (quella del 2015) è stata bella ma diversa, più divertente. Anche in questo caso ha vinto il verde e dopo la vittoria lo spettacolo è stato riproposto in forma ridotta ad Expo2015 a Milano, il che ci ha permesso di far conoscere il San Michele fuori dalla Toscana”.
Il San Michele sta cambiando?
“Da quando la festa è stata riconosciuta ufficialmente come teatro in strada, gradualmente tutti i rioni si stanno adattando: ci sono alcuni che puntano sull’emotività ed altri sugli effetti scenici, ognuno prova a vincere secondo quello che è lo stile che lo caratterizza, scegliendo un tema piuttosto che una strategia narrativa accattivante, tutti però stanno cercando di fare teatro in piazza, perché gli spettacoli non sono più soltanto delle sfilate di carri e di persone”.
Vede un lungo futuro per la festa?
“Non credo che il San Michele sarà interrotto nei prossimi anni, a differenza di quello che è successo in passato. Mi auguro invece che la festa possa andare avanti e che possa uscire dai confini provinciali, perché esistono davvero pochi spettacoli in giro di questo livello”. (Valentina Cirri)
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