Negli ultimi giorni di maggio sono stati finalmente innalzati i ponteggi intorno al transetto destro dell’abbazia di San Giusto, l’edificio romanico che sorge sul Montalbano alle pendici del rilievo di Pietramarina, circondato da una fitta vegetazione di cerri, lecci e pini marittimi.
La chiesa necessitava da tempo di urgenti lavori di restauro, continuamente rimandati anche in considerazione del fatto che fino a pochi anni fa non era certo di chi fosse la proprietà e di conseguenza a chi spettasse la manutenzione della costruzione; ma nonostante nel 2011 fosse stata fatta chiarezza sulla situazione e sul fatto che l’abbazia appartiene allo Stato, nessun ente si era assunto la responsabilità giuridica ed economica di mettere in atto un intervento risolutivo. Nel frattempo però la struttura architettonica dell’abbazia accusava il passare del tempo e l’azione degli agenti atmosferici, che in mancanza di una ristrutturazione avevano finito per danneggiare il tetto dell’edificio, lesionato in vari punti della copertura ed in maniera particolarmente grave nella parte destra del transetto. Per tentare di sottrarre la chiesa al degrado ed all’incuria un anno e mezzo fa si è costituita l’associazione culturale “Amici di San Giusto”, formata da un gruppo di volonterosi cittadini che si sono presi a cuore la salute del monumento ed hanno iniziato ad organizzare una serie di eventi finalizzati a raccogliere fondi per il restauro dell’abbazia. Tra le tante iniziative promosse dall’associazione c’è stata la raccolta di firme effettuata nell’ambito dei Luoghi del Cuore 2016, il censimento varato dal FAI al termine del quale San Giusto con 9.887 voti si è classificato al trentesimo posto su scala nazionale – e al quinto a livello regionale – in una lista di 33.264 siti, edifici e monumenti segnalati.
In attesa di una decisione da parte della Soprintendenza o di un contributo da parte del FAI, che gli “Amici di San Giusto” sono in diritto di chiedere perché i “luoghi del cuore” che hanno totalizzato almeno 1.500 preferenze possono legittimamente presentare una domanda di sovvenzione, la situazione è purtroppo precipitata; e così nella notte tra il 6 e il 7 marzo una vasta porzione della volta del transetto destro dell’abbazia è caduta a terra frantumandosi in una miriade di frammenti.
Tuttavia la pioggia violenta di quella sera, che tra le altre cose ha provocato il crollo di una parte del muro di cinta della villa medicea di Poggio a Caiano, paradossalmente ha con ogni probabilità accelerato la soluzione del problema, dato che subito l’8 marzo ha avuto luogo sul posto un’ispezione da parte della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Firenze, Pistoia e Prato, segno evidente che stava iniziando a manifestarsi la volontà concreta di intervenire sulla costruzione.
Soddisfatto Fabrizio Buricchi, ex assessore alla cultura del Comune di Carmignano e presidente dell’associazione “Amici di San Giusto”. All’indomani del crollo aveva lanciato su facebook un duro atto di accusa, commentando amaramente: “Crolla la volta dentro il transetto dell’Abbazia di San Giusto al Pinone. Più della bomba d’acqua di ieri sera hanno causato il crollo le lungaggini della burocrazia e la poca disponibilità all’ascolto di chi vive il territorio ogni giorno da parte di chi ci dovrebbe assicurare la tutela del nostro patrimonio storico artistico”. Lo scorso 28 maggio ha pubblicato le immagini dei ponteggi scrivendo invece in tono entusiastico: “Ecco le foto della soddisfazione e della felicità… grazie al Soprintendente Andrea Pessina ed al responsabile di zona Gabriele Nannetti per aver mantenuto e velocemente le promesse”.
Al momento è ancora presto per sapere con esattezza quando sarà dato il via ufficiale ai lavori e per fare una stima precisa della durata e dei costi del restauro, l’importante comunque è che l’edificio venga messo in sicurezza quanto prima e che siano tamponate in tempi rapidi le parti della struttura che versano nelle condizioni maggiormente critiche. “L’emergenza più rilevante – ci spiega ancora Buricchi – è ripristinare quanto prima la copertura del transetto, dalla quale l’acqua piovana è filtrata per anni riversandosi sul pavimento della zona absidale, sotto alla quale si trova la cripta: arrestare le infiltrazioni idriche significa pertanto compiere un primo, decisivo passo per risanare l’abbazia e scongiurare così il pericolo di altri crolli sia nella chiesa che negli ambienti sottostanti”. (Barbara Prosperi)
Ponteggi a San Giusto
Parte la messa in sicurezza
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