Il diario di Corrado Capecchi

La presentazione in sala consiliare

Venerdì 5 aprile alle ore 21 nella Sala Consiliare del Comune di Carmignano sarà presentato “Il mio piccolo diario”, memoriale di prigionia scritto da Corrado Capecchi tra il settembre del 1943 e l’aprile del 1945, nato dalla dolorosa esperienza dell’internamento nel campo di concentramento di Wietzendorf, nella Bassa Sassonia, dove il giovane carabiniere carmignanese fu recluso per oltre un anno e mezzo. La pubblicazione, curata dal figlio Alessandro Capecchi, che nel gennaio del 2011 ha rinvenuto il manoscritto in una vecchia scatola di ricordi conservata dal padre, è stata stampata dal Consiglio Regionale della Toscana con il patrocinio del Comune di Carmignano. Nel corso della presentazione interverranno Eugenio Giani, presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Edoardo Prestanti, sindaco del Comune di Carmignano, Alessandro Affortunati, storico, e Alessandro Capecchi, mentre il cantautore Gianluca Faralli si occuperà del commento musicale della serata.
Corrado Capecchi, nato a Seano nel 1921 e deceduto a Carmignano nel 2007, ha vissuto per sessant’anni nel capoluogo mediceo, dove ha gestito per più di un ventennio il cinema parrocchiale del paese e dove tutti lo chiamavano cordialmente “Corradino”. Durante il periodo della prigionia, scandito dalla fame, dal freddo, dalle sofferenze fisiche e spirituali, nonostante i comprensibili momenti di scoraggiamento, Capecchi non perse mai la speranza di tornare a casa a riabbracciare i propri cari, sorretto dalla fede in Dio e dall’amore per la promessa sposa, Bernardina Bellini, menzionata affettuosamente come “Bibi”. Dalle pagine ingiallite del diario emerge tutta l’integrità di Corrado, che rifiutò ripetutamente le proposte di collaborare con il regime nazifascista, a costo di subire vessazioni e angherie. Alla fine del racconto esplode incontenibile la gioia del giovane, che in uno sfrenato slancio di felicità inneggia alla libertà ritrovata, senza tuttavia dimenticare i compagni che non sono sopravvissuti.
“Ritrovare il memoriale del babbo e leggere il racconto scritto nel campo di concentramento è stata per me un’emozione profonda – ci confida Alessandro Capecchi alla vigilia dell’iniziativa –, che si è trasformata in un pianto incoercibile quando sono arrivato alle ultime pagine del manoscritto, dove erompe quel grido travolgente alla “libertà santa e bella” che segnò per mio padre il ritorno alla vita. Al di là del valore affettivo che questo evento significa per me a livello personale – continua Alessandro – mi preme però sottolineare il messaggio universale contenuto in quel prezioso documento, che rappresenta una ferma condanna della guerra da consegnare come monito irrinunciabile alle generazioni future. Dopo il conferimento della medaglia d’onore al merito ricevuta nel 2012 – prosegue Capecchi –, la pubblicazione del diario costituisce un altro importante tributo alla memoria di mio padre e di tutti quei soldati che sperimentarono in prima persona gli orrori della guerra e della prigionia. Purtroppo molti di loro non fecero ritorno – conclude Alessandro –, ed è a tutti i 700.000 militari che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 subirono lo stesso trattamento del babbo che voglio dedicare questa pubblicazione”. (Barbara Prosperi)

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