VIN SANTO O VINO DI XANTOS?
Perché Santo ? Sull’origine della denominazione Vin Santo vi sono diverse ipotesi. Ma nessuna è storicamente provata. Uno di questa ci riporta al ‘400, quando a Firenze si tentò di riunificare la chiesa greca ortodossa con quella cattolica romana. Lo scopo non fu raggiunto. Ma in quei giorni i vescovi delle due parti vissero, mangiarono e bevvero assieme. Pare così che i Greci, quando assaggiarono il nostro vecchio vino passito, dissero: “Sembra vino di Xantos”, oppure che era giallo (giacchè giallo, in greco, suona quasi nello stesso modo). Ai vescovi italiani piacque quella parola, che in italiano suonava come “santo” e tanto bene si adattava ad un vino usato per la messa. E fu quindi, per tutti, “Vin Santo”. A sostegno di questa origine greca, c’è del resto anche un precedente. In Toscana per indicare la parte migliore del suino si usa la parola “arista”, che altro poi non è che un’esclamazione di compiacimento dei soliti vescovi greci: in quella lingua “arista” significa appunto “le cose migliori”.

UN VIN SANTO DA PAPI
Il Vin Santo di Carmignano è anche il vino del Papa. In occasione del Giubileo del 2000 i viticoltori carmignanesi hanno infatti offerto questo nettare, che Veronelli ha definito come un gran vino da meditazione, al santo padre: un regalo per il suo ottantesimo compleanno. E Woityla lo ha utilizzato per celebrare per tutto l’anno, ed anche oltre, la messa nella sua cappella privata. Un vino da Papi, dunque, senza ombra di dubbio.

ATTENTI ALLE BRICIOLE
Il vin Santo è il degno accompagnamento di dessert non troppo dolci e di formaggi: un vino da meditazione. Offritelo agli amici in visita, assieme ai biscottini di Prato o i brutti boni e i biscotti carmignanesi alla pasta di mandorle di’ Fochi. “Ma attenti, – si sbracciano a ripetere più produttori, primo fra tutti il conte Ugo Contini Bonacossi di Capezzana – rispettate il vino, non tuffate i biscotti nel bicchiere secondo l’antica usanza sacrilega che vi costringe poi a bere vin santo e briciole assieme ! Rispettate, bevete e gustate uno dei più grandi vini da meditazione”. Anche il vino ha i suoi puristi.

UN VINO IMMUTATO NEI SECOLI
” (…) Quando si parla di Vin Santo, produzione tipica toscana, bisogna cominciare dalla tradizione, perché il Vin Santo è un vino basato solo sulla tradizione. Per i rossi, dove pure non manca, questa è una “linea di movimento”; ed ogni generazione da il suo contributo per migliorare la qualità ed aggiornare la tecnica. Per il Vin Santo i cambiamenti sono minimi e la tradizione prevale. Forse perché queste piccolissime produzioni sono basate solo su fenomeni naturali come l’appassimento delle uve e la lenta fermentazione in piccoli recipienti di legno. Forse perché il Vin Santo, fatto veramente secondo “gli antichi canoni”, ha una sua perfezione che piace e che non sarebbe saggio modificare (…).” Conte Ugo Contini Bonacossi

(a cura di Walter Fortini)

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