Villa di Castello

Dice Antonio Ricci che “da antichissimo tempo la famiglia Bonaccorsi era proprietaria del Castello situato presso l’antica Rocca, intorno al quale possedeva molte terre e vigneti”, oltre a ripe, fosse e carbonaie. Questo ramo dei Bonaccorsi era il più famoso e prese il nome di Bonaccorsi-Pinadori perché sulla “spezieria” (una bottega-laboratorio dove si preparavano e vendevano medicamenti a base naturale) aveva l’insegna di una pina d’oro.

Per la storia della villa di Castello – oggi detta villa Olmi – i documenti più antichi si rifanno al 1540 quando Alessandro Bonaccorsi, amante della libertà contro il potere dei Medici, fu fatto impiccare da Cosimo I. Solo due anni dopo Giuliano Bonaccorsi ordì a sua volta una congiura contro lo stesso Cosimo I che avrebbe dovuto essere ucciso mentre da Firenze si recava alla Villa del Poggio. Ma la congiura fu scoperta e Giuliano fu appeso con catene di ferro e poi trascinato cadavere dal popolo per le vie di Firenze.

In seguito la proprietà fu venduta all’asta e comprata da un tal Andrea Lippacci, detto Corbaccio, mezzano di cambio, che la comprò per Niccolò e altri fratelli Bonaccorsi-Pinadori i quali, in tal modo, cercarono di non far sapere ai Medici che intendevano ingrandire i loro possessi.

Nella villa c’era la Visitazione del Pontormo
A proposito della villa di Castello c’è un’ interessante notizia riportata da Bocchi-Cinelli (il primo a citare la “Visitazione” del Pontormo) nel 1667: la famosa pala della “Visitazione”, attualmente collocata nella pieve di S. Michele a Carmignano, all’epoca era esposta nella villa di Castello della famiglia Pinadori che con molta probabilità in seguito la cedette alla chiesa.

Il passaggio ai Ricci
All’inizio dell’Ottocento la fattoria di Castello fu ereditata da Andrea Bonaccorsi mentre il resto dei beni fu assegnato per testamento a un Frescobaldi. Andrea Bonaccorsi nel 1829 vendette Castello ed altri beni alla marchesa Luisa Riccardi del Vernaccia che li lasciò al nipote, il Marchese Antonio Ricci-Riccardi.

Antonio era figlio di Giacomo Ricci, esponente del liberalismo monarchico, deputato e membro della Costituente romana nel 1849. Nel ’42 Giacomo Ricci aveva sposato Ortensia di Francesco Riccardi Del Vernaccia. Ebbero tre figli: Paolo, Olga e Antonio. Quest’ultimo, storico, attinse ai suoi archivi familiari per studiare le vicende dei suoi antenati paterni, primo fra tutto padre Matteo Ricci, e di quelli materni, specialmente i Caccini per le vicende legate al processo contro Galileo Galilei.
Il marchese Antonio Ricci, nato il 30 settembre 1847 a Civitanova, in provincia di Macerata, morì a Carmignano il 20 dicembre 1916. Quella del Ricci è una figura che ha lasciato un segno profondo nella memoria della comunità carmignanese. Proprietario della fattoria e della villa di Castello, fu un moderno imprenditore di vino, ancor prima di Ippolito Niccolini – proprietario delle famose Cantine Niccolini – aprendo nuovi mercati al vino di Carmignano che esportò fino in America. Come sindaco fu promotore di varie iniziative fra cui una bozza di progetto di una società vinicola di Carmignano. Come studioso scrisse un’opera fondamentale come “Le memorie del Castello e del Comune di Carmignano”, dove è raccolta la storia del Comune dal tempo della dominazione romana fino al 1860. Scrisse inoltre un volume intitolato “Galileo Galilei e Fra Tommaso Caccini – Il processo del Galilei nel 1616 – l’abiura segreta rilevata dalle carte Caccini”, libro che gli procurò molte lodi ma anche molte polemiche. E’ sua anche una monografia dal titolo “Nostro vino – Riflessioni di un viticultore”.

Scrive Giuseppe Rigoli che “il suo caro nome è scolpito nel cuore dei carmignanesi che lo ricordano dotto illustratore delle patrie memorie; nei consessi comunali e provinciali strenuo assertore dei loro diritti; promotore tenace della conduttura delle acque potabili che furono un vano desiderio delle passate generazioni”.

Tre piani e un giardino storico
La villa di Castello – che risale al 1500 – è un insieme di edifici singoli. Fu costruita intorno ad un’antica torre. L’edificio conserva ancora le forme cinquecentesche dell’antico progetto. Si estende su tre piani, più logge e scantinati. La porta principale è incorniciata da blocchi di pietra serena lavorata a bugnato e sormontata da uno stemma con grifone rampante sbarrato da una striscia e contornato all’esterno da frutta. Le finestre sono di stile “inginocchiato”. Un ex-fienile è oggi in stato di degrado.
La villa è arricchita da un bel giardino ottocentesco di stile romantico catalogato dalla Provincia tra i “giardini storici” . Committente e autore sono sconosciuti. Comprende una limonaia, una cappella, una voliera, un rimessaggio. E’ arricchito da varie sedute, vasi di limoni, statue, una fontana. Vi sono presenti cipressi abeti, acacie, pini e lecci.

Bibliografia
A. Ricci, Memorie storiche del Castello e Comune di Carmignano, Prato 1895.
Bocchi-Cinelli, Le bellezze della città di Firenze, 1677.
G. Rigoli, Carmignano e la sua storia, Prato 1939..

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