Villa Calavria

di Daniela Nucci

Già nel medioevo esisteva a Comeana una villa-fattoria detta Calabria che nell’Ottocento prese il nome di Calavria per motivi postali. Il nome derivava dalla presenza nel territorio circostante di alcuni eretici patarini fuggiti appunto dalla Calabria tra il XII e XIII secolo. Appartenevano ad un movimento considerato eretico, nato nell’XI secolo in seno alla Chiesa milanese. I Patarini, che appartenevano alla parte più umile del popolo milanese e del basso clero, si batterono contro la simonia, il matrimonio dei preti, la ricchezza della Chiesa e la corruzione morale delle alte cariche ecclesiastiche. Il nome significa straccioni, da “pataria”, ossia mercato degli stracci. Nel XV secolo la fattoria era divenuta un’osteria nella quale si dice si fermasse anche Niccolò Macchiavelli.

Nel 1550 Villa Calabria venne acquistata dalla nobile famiglia fiorentina dei conti Pecori che in via de’ Pecori a Firenze avevano il proprio palazzo. Il capostipite era Dino Giovanni di Ildebrandi detto il “pecora” (da cui il nome della famiglia) che faceva parte dell’Arte dei beccai (macellai). Nei secoli successivi i Pecori divennero ricchi e potenti (uomini d’arme, priori e gonfalonieri). Alla fine dell’800 esisteva ancora in via de’ Pecori un arco detto appunto “l’Arco de’ Pecori”. Con l’avvento di Firenze capitale, l’architetto Poggi distrusse il centro vecchio di Firenze (mercato e ghetto), costruì piazza della Repubblica e fece abbattere quest’arco permettendo così di avere la visuale del Duomo che godiamo oggi.

La famiglia Pecori possedeva, nel Comune di Carmignano, oltre alla villa e fattoria Calabria, altri poderi e case nella zona di Bacchereto, acquistati alla fine del ‘700 e mantenuti fino al secondo dopoguerra. Con il conte Luigi i Pecori – nel 1865 – parteciparono alle elezioni amministrative entrando così per la prima volta in Consiglio Comunale.

Nel 1845 Maria Teresa Pecori sposò Giuseppe Maria Michon discendente della famiglia Michon di origini francesi e residente a Livorno fin dal ‘600. Villa e fattoria divennero quindi proprietà dei Michon – Pecori. Giovanni Michon Pecori stabilì la propria residenza a Comeana nella villa che venne chiamata Calavria, conducendo in prima persona la fattoria. Era conosciuto dai comeanesi come “il contino”. Il conte Piero nel 1908 entrò in consiglio Comunale e divenne sindaco nel 1911. La sua giunta era formata dai notabili del paese come il Petracchi, il cavalier Banci Buonamici. l’avvocato Giuseppe Rigoli e il cavalier Italo Campanelli. Fu riconfermato nel 1914, ma si dimise pochi mesi dopo.

Oggi Calavria non è più fattoria, ma solo villa. E’ posta nelle vicinanze della tomba etrusca di Montefortini (un tempo anch’essa proprietà della famiglia Michon – Pecori), in un’ampia zona verde in mezzo a terreni agricoli.

L’edificio ha una planimetria quattrocentesca e comprende diversi corpi: una parte centrale con torretta ed altri edifici ad uso fattoria. La facciata meridionale della villa dà sul giardino all’italiana, alberato. A piano terreno si osservano quattro finestre inginocchiate su mensole a voluta, mentre il piano superiore ha semplici finestre rettangolari con davanzale. La villa fu trasformata nelle sue forme nel Settecento come evidenziano le due scalinate ai portoni. Il prospetto orientale presenta al centro un portale rettangolare accompagnato da una scala settecentesca. Il lato nord si collega alla fattoria attraverso una porta carraia che fa accedere al cortile che separa la villa dalla tinaia settecentesca.

Bibliografia:
Carmignano – Le ville del territorio, a cura di M. Apa, Carmignano 1985.
G. Rigoli, Carmignano e la sua storia, Estratto dall’Archivio storico pratese, Anno XVII – fasc. III-IV, Prato 1939.
F. Panerai, Carmignano – Quotidianità e istituzioni tra Ottocento e Novecento, Signa1999.

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