La necropoli di Prato Rosello

La necropoli di Prato Rosello fu identificata come tale alla fine degli anni Sessanta, a seguito di sistematiche ricognizioni topografiche che hanno consentito di individuare con precisione alcuni tumuli e diedero poi l’avvio alle indagini archeologiche. La necropoli sorge sul versante del colle di Artimino, laddove l’altura – un tempo occupata dall’insediamento etrusco ed ora dalla villa medicea “La Ferdinanda” – degrada sensibilmente verso il corso dell’Arno. Vi si accede attraverso un sentiero che parte dalla strada che da Artimino scende verso Poggio alla Malva e si avventura poi in mezzo al bosco: prima della necropoli c’è un grande spiazzo, ideale per un pic-nic. Le ricerche, proseguite con regolarità fino ad oggi, hanno permesso il recupero, tra gli altri oggetti, dell’oramai famoso incensiere in bucchero all’interno del tumulo C (ospite in varie mostre ed esposizioni per il mondo) e la scoperta di alcune tombe monumentali: i tumuli A, B,C, X e Z particolarmente significativi dal punto di vista architettonico. Il tumulo B si segnala inoltre per una particolarità. Si tratta di due tombe in una. Sopra c’è una sepoltura a tumulo, sotto una tomba a pozzo costituita da una cavità circolare del diametro e della profondità di circa tre metri e databile tra la fine dell’VIII secolo a.C. e gli inizi del VII. La tomba è arrivata intatta fino ai giorni nostri, nascosta com’era dall’altra, e per l’epoca in cui fu costruita e la particolare tipologia architettonica costituisce un’importante anello di congiunzione. E’ difatti senza dubbio una tomba a pozzo tipica del periodo villanoviano, ma per dimensioni ed altre caratteristiche precorre elementi che appartengono alle sepolture a camera. Confronti significativi possono essere operati con alcune scoperte e rinvenimenti dell’area volterrana e bolognese. La sepoltura è stata ricostruita a scala naturale.Il plastico è stato esposto nel corso di una mostra e si trova adesso all’interno del Museo Archeologico. Il corredo funebre è stato restaurato nel laboratorio attivo fino a qualche anno fa alla Serra: una struttura che operava sotto la direzione della Soprintendenza Archeologica in locali messi a disposizione dall’Amministrazione Comunale e dove nel corso degli ultimi venti anni sono stati eseguiti prestigiosi interventi. (wf)

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