A spasso per il Montalbano

“Fufo da Comejano” come usava nel Medioevo, “Fufo l’ambulatore”, “Fufo il naturalista”, “Fufo del ciabattino” o “Artumes Fufus” alla maniera etrusca. Un nome per ogni sentiero e scampagnata, a seconda che si tratti di scoprire la via delle fragole, delle more (e dei pruni), di ripercorrere i luoghi degli Etruschi, della fonti o la strada di Ruzzalapaiolo, crocevia dove arrivavano anche i commercianti di Santa Croce e dove i comeanesi si recavano per comprare, ancora nel 1930, il cuoio. Ma dietro a tanti soprannomi si nasconde sempre lui, Marcello Matulli, autista in pensione del Comune di Carmignano e grande appassionato di trekking ed erbe.

A 56 anni è diventato una sorta di guida del Montalbano. Ogni settimana una gita diversa. Ha iniziato tre anni fa, nel 2000: la domenica pomeriggio programma l’itinerario, il martedì distribuisce in paese i volantini. E la domenica successiva si parte: appuntamento alle 8.30 davanti al giornalaio del paese. Gratis, mosso solo da una grande passione. All’inizio erano solo sette od otto. “Ora ogni settimana siamo più di 25 – commenta Marcello – Pochi uomini e tante donne, dai 30 ai 70 anni e non solo di Comeana”. Ancora non hanno una sede, ma un nome sì: “Ambulatores”, che poi in latino erano quelli che camminavano. Amano fare trekking e scoprire angoli di territorio. Il boom di richieste è iniziato un anno fa. Marcello racconta di cinghiali, scoiattoli e germani osservati in silenzio, della prima quercia fiorita, di una capra nera e randagia che poi ha fatto sì che quel sentiero diventasse la via del diavolo. “La domenica scorsa invece – spiega – in mezzo al bosco abbiamo trovato un palloncino con dodici lettere di bambini. Le avevano spedite da Cerreto Guidi”. L’amore per la natura (“ed il rispetto che le va tributato” non manca mai di ricordare la simpatica guida) va di pari passo con la storia e gli aneddoti. Marcello racconta come ancora nel Novecento qualcuno sia morto sul Montalbano, ad Artimino, per una pigna rubata. Si prese una fucilata. Ci sono poi le chiese ed abbazie ed a volte la scarpinata (in genere dura 3 o 4 ore) diventa un viaggio nella memoria, come lungo la via degli ambulanti “che un tempo per raggiungere le coloniche – spiega Marcello – il merciaio, il ciabattino o il chiccaio percorrevano in bicicletta, in barroccio o a piedi con in spalla lo zaino ‘settimino’ dai mille cassetti”. Sono poche le settimana durante l’anno in cui il Fufo non esce per campi e boschi: per Pasqua, un paio di settimane d’estate. Tavolta organizza insieme agli altri amici gite fuori porta, oltre il Montalbano. Per i prossimi mesi sta pensando ad una via dei tabernacoli (quelli di Carmignano con un amico li ha fotografati tutti) e ad una gita lungo quel che resta dei 52 chilometri di Barco mediceo, la riserva da caccia dei granduchi. (wf)

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