I cinque martiri di Artimino

Tra i morti e i fatti della Resistenza del Montalbano quello più conosciuto rimane sicuramente l’11 giugno 1944, quando i partigiani di Bogardo Buricchi fecero saltare in aria il treno tedesco carico di esplosivi che da giorni era fermo sotto al paese di Poggio alla Malva. Di otto morirono in quattro. Meno noto è l’eccidio di Artimino, consumato meno di due mesi più tardi, forse anche perché, dopo oltre settant’anni, ancora non è del tutto chiaro cosa sia davvero successo e perché. Quel che è certo è che morirono due donne e tre uomini, uccisi per rappresaglia dai tedeschi oramai in ritirata.

C’è una lapide in paese che ricorda il fatto, in un tabernacolo fatto costruire subito dopo dalla contessa Maraini, proprietaria di fatto quasi dell’intero borgo per gran parte del Novecento. C’è anche un via intitolata ai cinque martiri, oggi. Nel 2006 l’eccidio è diventato pure una rappresentazione di teatro in strada: fu il rione celeste a farne una sfilata, tirata e tutta giocata sulle parole e i gesti, durante la festa di San Michele a settembre. Settantadue dopo la strage ancora però non è chiaro perché un mugnaio di Comeana, da cui tutto partì, sparò un colpo di fucile contro due soldati tedeschi nei pressi di una colonica al Pianale. Si dice che lo fece per gelosia o perché gli avessero insidiato la moglie: qualcun altro sostiene che sparò per tagliare con un passato da fedelissimo al fascismo. Sei anni fa è tornata a muoversi anche la Procura militare.

Si sa solo che il mugnaio, dopo aver sparato ai due tedeschi che erano un po’ di casa nella colonica, se ne scappò via con la famiglia. Uno dei due soldati riuscì però a dare l’allarme e i tedeschi, dopo aver bruciato la casa, se la presero appunto con cinque innocenti e non colpevoli abitanti di Artimino, scelti tra chi in quel momento passava per strada. Nella Nepi (40 anni), Vincenzo del Conte (56), Olinto Fontani (64) e Zelinda Vangi (44) morirono così, stretti ad un muro sotto le raffiche dei militari. Annita Del Conte riuscì a fuggire prima che iniziassero a sparare e per pareggiare i conti i tedeschi se la presero con il primo che trovarono, il sessantaseienne Samuele Nepi. I corpi vennero lasciati sul luogo dell’esecuzione mentre i tedeschi si allontanarono rapidamente dal paesino. Una sesta persona, il cinquantenne Azelio Luzzi, solo ferito, morì dieci giorni dopo. (wf)

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