Storie di sindaci e giunte a Carmignano

E’ con la divisione tra Poggio a Caiano e Carmignano, nel 1963, che la sinistra inizia a governare nel più grande dei due comuni medicei del Montalbano. La prima stagione fu quella delle giunte Psi-Pci: proseguita fino al 1977, sindaco il socialista Guido Lenzi. Poi fu la volta dei monocolori comunisti: prima con l’appoggio esterno ancora dei socialisti (dal 1978 al 1982), poi da soli. Sulla poltrona di sindaco sedeva Antonio Cirri (fino al 1987) e successivamente Alessandro Attucci, che dal 1993 al 1997, passato nel frattempo ai Ds, ha guidato anche una giunta progressista aperta ad altre forze della sinistra. I Popolari arrivano invece nel 1997 con Vittorio Cintolesi, primo cittadino indipendente ma vicino a Rifondazione. Di seguito è la volta di Doriano Cirri (Ds e poi Pd), sindaco dal 2006 alla guida di una larga coalizione di centro sinistra, riconfermato nel 2011.

In tutto sono quasi cinque decenni. Ma è in fondo una (lunga) parentesi. Carmignano infatti era sempre stato fin dall’Unità d’Italia un Comune conservatore. Al referendum istituzionale del 1946 la Repubblica vinse con lo scarto appena di dodici punti. E nel capoluogo, a Poggio a Caiano e ad Artimino primeggiò addirittura la monarchia. La Dc ha avuto la maggioranza assoluta fino al 1963 – sindaci Pietro Bernabei (1946), Giacomo Caiani (1948) e Leonardo Civinini (1954) – e pochi al suo interno, rispetto al periodo d’anteguerra, erano i giovani popolari sopravvissuti che avevano cercato negli anni precedenti di riformare il sistema liberale in chiave più solidaristica. Andavano forte anche le liste civiche vicine alla destra: 11,9 % di consensi nel capoluogo nel 1956. E l’MSI sempre a Carmignano (l’ascesa delle sinistre inizia dalle frazioni) volava nel 1972 a quota 8 %.

Fin dall’Unità d’Italia il quadro politico del Montalbano pratese si presentava del resto assai conservatore. Al plebiscito dell’11 e 12 marzo 1860 l’11,70 per cento degli elettori (la cui base, in virtù del censo, era assai ristretta e ridotta a poche centinaia di voti) si espresse a favore di un regno toscano separato: negli altri comuni della provincia pratese la stessa percentuale oscillava tra il 2,17 per cento di Vernio ed il 5,63 di Montemurlo. E fin dalle prime elezioni del 1865 emerge chiaro e distinto quel sistema politico, fondato su notabili e grandi famiglie (prima nobili e fiorentine, successivamente del posto), che per quasi un secolo dominerà la scena carmignanese e tenterà poi, nell’immediato dopoguerra, di mantenere viva la propria presenza e cercare di riaffermare la propria legittimità di leadership in istituzioni come l’allora Pro Loco, i comitati del San Michele, la Misericordia o la Cassa Rurale. Con la fine della guerra e del fascismo, si rompe lo schema familistico nella gestione del potere. Ma a Carmignano e Poggio a Caiano (che fino al 1963 saranno un solo comune) gli operai erano in fondo pochi, tanti invece i piccoli esercenti commerciali e i contadini con un piccolo nucleo di coltivatori diretti. Scarsi i rapporti con l’esterno. E per questo lieve sarà la presa delle sinistre. Al referendum istituzionale per decidere le sorti della monarchia era subito riaffiorata la tendenza conservatrice. Nelle contemporanee elezioni per l’assemblea costituente la DC ottenne la maggioranza relativa (che diverrà assoluta il 18 aprile 1948). Con Firenzuola, Marradi, Montelupo, Palazzuolo sul Senio e San Godendo, Carmignano era tra i comuni della provincia di Firenze dove lo scudo crociato aveva ottenuto i migliori risultati. (wf)

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