Tra gli anni Venti e Trenta

Un tempo la notte prima dell’Epifania a Carmignano uomini e donne si riunivano tutti assieme davanti al focolare di una grande casa colonica. Mangiavano, bevevano e poi sorteggiavano da due grossi panieri coppie di futuri sposi a volte improbabili. Era una sorta di gioco. E ce lo racconta Arrigo Cecchi, nel suo libro (160 pagine) sulla “Carmignano degli anni Venti e Trenta”: un viaggio nella memoria, un modo per riscoprire (o a volte scoprire) la Carmignano che fu rivissuta attraverso i suoi personaggi.

Una Carmignano contadina, ma anche istrionica e carnevalesca, come quella appunto di questa strana veglia. Nei due panieri c’era infatti sempre un nome di ragazza in più. E così oltre a tante coppie di “fidanzati” la sorte sceglieva pure la ragazza da marito destinata a rimanere zitella, il cui nome, assieme a quello di tutti gli altri, veniva affisso di buon mattino tra la curiosità di tanti sulla fontana della centralissima piazza Vittorio Emanuele II.

Una Carmignano altre volte dalla vena artistica, visto che sempre per Befana i negozianti del paese facevano a gara a realizzare il pupazzo più bello dedicato alla simpatica vecchietta, mentre a San Michele la realizzazione di carri e sfilate già appassionava i carmignanesi.

Nel libro di Cecchi, giornalista sportivo e corrispondente per tanti anni da Carmignano, oggi scomparso, si apre un mondo che sembra a volte lontanissimo, ma che la narrazione in prima persona, i soprannomi frequentemente usati e i riferimenti a personaggi talvolta ancora in vita ci riportano vicino. Eppure è difficile immaginare come così tante persone potessero lavorare nelle vecchie e da tempo dismesse Cantine Niccolini, che producevano ed imbottigliavano vino destinato a tutto il mondo: le impagliatrici di fiaschi al primo piano, gli strettoi per le vinacce dove oggi c’è il cortile, barrocci addobbati come ceste che tre volte l’anno partivano per giri promozionali nelle città vicine. Difficile anche pensare all’esistenza di tre cinema ed un teatro quando oggi non c’è n’è neppure uno, al celebre commediografo Augusto Novelli che passeggiava per il paese e dai discorsi con le donne di Carmignano traeva spunti per le sue pieces teatrali, ad un carmignanese come Ippolito Niccolini che fu prima fu senatore e poi ministro, alla strada per il Montalbano che non c’era, mentre c’erano ben sei negozi di alimentari ognuno con il proprio forno, quattro macellerie e poi tanti bar e negozi di dolciumi.

Eppure Carmignano era così. Ci si spostava a cavallo e più spesso a piedi. Gigi del Banci era il campanaro che suonava mezzogiorno e le ventitré al Campano, Amedeo Cosci la sola guardia comunale e ben pochi gli impiegati in Comune, che contava del resto appena quattro uffici e vedeva tutto il primo piano occupato dalle scuole. (wf)

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