L’arte del Novecento: Martini, Moretti e Cigheri

L’arte è testimone eccellente della storia di una paese, degli uomini che lo hanno abitato e della loro cultura. I colori del Novecento carmignanese diventano così i pastelli di una significativa raccolta di locandine e cartine turistiche, i giochi cromatici di Alberto Moretti e il verde, blu e rosso del Parco Museo “Quinto Martini”.

In piazza Vittorio Emanuele II a Carmignano, all’interno della sala consiliare del Comune, si trovava fino a qualche anno fa, in allestimento permanente, una ricca raccolta dell’opera grafica di Aldo Cigheri, scomparso nel 1995 all’età di 86 anni dopo che per decenni aveva con il suo tratto inconfondibile disegnato l’Italia in lungo e largo. Le opere esposte (una trentina tra locandine, arte turistiche ed etichette, tuttora nella disponibilità dell’amministrazione comunale) consentono con immediatezza di ripercorrere le tappe fondamentali della storia più recente d’Italia: dal turismo elitario degli anni ’30 e ’40 a quello di massa degli anni ’80.

Sempre a Carmignano, dal maggio 2008, c’è uno spazio dedicato all’arte contemporaneo di Alberto Moretti: un museo, dove si susseguono nel corso dell’anno esposizioni di altri artisti, non molto distante dalla casa studio del maestro, protagonista della scena fiorentina dagli anni Settanta a buona parte degli anni Novanta.

Da lì in pochi minuti si giunge a Seano, dove si trova uno dei più vasti parchi-museo d’Europa dedicati ad un singolo autore: soluzione culturalmente avanzata e di notevole interesse urbanistico. Il Parco Museo “Quinto Martini” fu inaugurato nel 1988, quando ancora l’artista (nativo di Seano) era in vita: mori difatti nel 1990, all’età di 82 anni. Inserito magnificamente nella suggestiva cornice naturale delle colline carmignanesi, in una verde spianata solcata da un ruscello posta all’estremità sud del paese, il Parco (disegnato da Ettore Chelazzi) vuole essere anche luogo di vita ed incontro, quasi una sorta di grande piazza ove attività e funzioni diverse si sovrappongono. Si estende per quasi 32 mila metri quadri ed accoglie 36 sculture bronzee dell’autore fuse da opere realizzate tra il 1931 ed il 1988: un percorso ideale – fatto di attimi fissati nell’eternità, tra scene agresti e di vita vissuta – dove fare due passi per ricrearsi nel corpo e nello spirito. Ma si tratta anche di oltre cinquant’anni di sintesi e di ricerca artistica. Il Parco, come scrisse Chelazzi, è difatti il recupero a spazio urbano di “un campo da utilizzare comunitariamente”, che ripropone “in distanza le colline, luoghi di lavoro e di cultura” e che concede “spazi per lo svago, l’esercizio fisico, il rapporto con l’arte”.Principalmente scultore e pittore, Quinto Martini venne introdotto all’arte da Ardengo Soffici, del quale fu allievo ed amico. Fu collaboratore di diversi giornali e periodici e frequentò il Gabinetto Viesseux di Firenze, dove ebbe rapporti di amicizia con le personalità toscane e italiane culturalmente più vivaci del nostro tempo. Quinto Marini è sicuramente uno degli artisti più rappresentativi della scultura italiana del ‘900. Il Parco Museo “Quinto Martini” è sempre aperto. Per visitare invece la collezione Cigheri occorre rivolgersi all’ufficio Informazioni Turistiche della Pro Loco, posto di lato al palazzo comunale. (wf)

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