Autunno

Questa composizione è stata scritta negli anni Settanta, ma il cambio delle stagioni suscita emozioni che travalicano il tempo. La vendemmia è alle spalle, quella a cui un tempo partecipavano i bambini, e l’autunno è già arrivato, carico di tristezza.(wf)

Le foglie incominciano a ingiallire, e a mano a mano a cadere.
Sento in me un brivido, e un po’ di tristezza.
E’ il vento fresco che mi sussurra: è autunno.
I grappoli d’uva sono rossi, gonfi, aspettano la mano ruvida del contadino, o la mano liscia della fanciulla a cui piace tanto vendemmiare, per farsi cogliere, farsi sgramolare, e in un tino tanto vino rosso diventare.

E’ autunno.
Le scuole si riaprono, i banchi neri, che per tanto tempo sono stati tristi e soli, sono contenti di far sedere sulle loro panche dei bambini, e farsi riscaldare.

E’ autunno.
Le prime bacche rosse sulle siepi si fanno vedere.
Le rondini cominciano a partire verso dove non c’è mai autunno ma tanto sole.
Le giornate cominciano a accorciare, ed il sole fa prima a tramontare.

E’ autunno.
E la mia valle si incomincia a spogliare, dei suoi frutti, del suo verde, dei suoi fiori.
Sarà una valle triste senza la sua veste.
Ed io vorrei che fosse sempre estate, sempre primavera.
Perché l’autunno è così triste e malinconico nel suo grigiore, che io lo sento anche nel mio cuore.

(Anni Settanta)
B. C. (Una vecchia contadina carmignanese)

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